Come fare di un bambino un valido studente

Primum de filio pater spem quam optimam capiat: ita diligentior a principiis fiet. Omnibus enim vis discendi concessa est: qui vero minima discunt, pigri sunt, non inepti. Nam plures reperias et faciles in excogitando et ad discendum promptos; hebetes vero et indociles pauci admodum fuerunt. Argumentum, quod in pueris elucet spes rerum plurimorum: quae cum emoritur aetate, manifestum est non naturam defecisse sed curam. Praestet sane ingenio alius alium: concedo, sed plus efficiet aut minus: nemo reperitur qui sit studio nihil consecutus. Hoc qui perviderit, protinus ut erit parens factus, maximam curam spei futuri oratoris inpendat. Ante omnia ne sit vitiosus sermo nutricibus: has primum audiet puer, harum verba effingere imitando conabitur. Natura enim tenacissimi sumus eorum quae rudibus animis percepimus: ut lanarum colores, quibus simplex ille candor mutatus est, elui non possunt.

Quintiliano

Il padre innanzitutto concepisca sul figlio la speranza migliore: così diventerà più attento dal principio. Infatti a tutti è stata concessa la facoltà di imparare: coloro che imparano pochissime cose, sono pigri, non inetti. Infatti potresti trovarne molti ben disposti a riflettere e pronti a imparare; invece alquanto pochi furono incapaci e inadatti ad apprendere. Prova di ciò, (il fatto) che nei bambini risplende la speranza di moltissimi successi: quando questa viene meno con l’età, è evidente che è mancata non la natura, ma la formazione. Ammettiamo pure che uno sia superiore ad un altro in intelligenza: lo ammetto, ma realizzerà più o meno: non si trova nessuno che con lo studio non abbia conseguito nulla. Chi comprenderà questo, subito quando sarà diventato genitore, impieghi grandissimo impegno alla speranza di un futuro oratore. Innanzitutto le nutrici non abbiano un linguaggio scorretto: in un primo momento il bambino ascolterà queste, di queste si sforzerà di riprodurre le parole imitandole. Infatti per natura siamo attaccatissimi a quelle cose che abbiamo appreso nella prima infanzia (lett.: con animi infantili): come non si possono cancellare i colori della lana, con i quali si è mutato quel candore naturale.