Come si deve comportare l’avvocato dell’accusa

Causarum actori ab his vitiis maxime abstinendum est. Cum furem aliquem accusaverit, ei semper erit vitanda omnis avaritiae suspicio. Si maleficum quendam adduxerit, cavendum erit ne asperior aut inhumanior sit. Si in corruptorem vel adulterum causam egerit, diligenter providendum erit ne quod vestigium libidinis in vita sua appareat: ipsi enim vehementer fugienda sunt omnia quae in altero vindicantur. Etenim non est probandus accusator qui reprehenditur in eo vitio quod in altero ipse reprehendit. Ego in Verre omnia vitia quae possunt in homine perdito nefarioque esse reprehendo: nullum indicium libidinis, sceleris, audaciae esse dico quod in istius vita perspicere non possitis. Ergo, dum Verrem accuso, iudices, statuo ita mihi vivendum esse ut Verris dissimillimus sim.

Cicerone

L’avvocato dell’accusa deve tenersi lontano soprattutto da queste manchevolezze. Quando avrà accusato qualche ladro, dovrà sempre evitare ogni sospetto di avidità. Se trascinerà in giudizio un criminale, dovrà cercare di non essere nè troppo duro nè troppo inumano. Se intenterà un processo contro un corruttore o un adultero, dovrà attentamente fare in modo che nella sua vita non appaia alcuna traccia di lussuria: egli stesso infatti deve sfuggire con risolutezza tutte quelle cose che si attribuiscono all’altro. E certamente non deve essere apprezzato un avvocato accusatore che viene rimproverato per quella colpa che egli stesso biasima in un altro. Io critico in Verre tutti i vizi che possono trovarsi in un uomo depravato e scellerato: affermo che non c’è nessuna manifestazione di lussuria, di malvagità, di impudenza che voi non possiate vedere nella vita di costui. Quindi, mentre accuso Verre, o giudici, credo di dover vivere in modo da essere del tutto diverso da Verre.