Fasti – Libro IV, vv 415-620

415apta iugo cervix non est ferienda securi:  415Una cervice adatta al giogo non si deve colpire con la scure:
      vivat et in dura saepe laboret humo.   resti in vita il bue, e lavori spesso sulla dura terra. Il luogo stesso
  Exigit ipse locus raptus ut virginis edam:   richiede che io racconti il rapimento della giovane. La maggior parte
      plura recognosces, pauca docendus eris.   delle notizie ti saranno note, poche ne dovrai apprendere. La terra
  terra tribus scopulis vastum procurrit in aequor   della Trinacria, che ha ricevuto il nome dalla configurazione
420     Trinacris, a positu nomen adepta loci,  420del luogo, si spinge nel vasto mare con tre promontori:
  grata domus Cereri: multas ea possidet urbes,   è dimora gradita a Cerere: la dea possiede molte città,
      in quibus est culto fertilis Henna solo.   tra le quali si trova Enna fertile per il suolo ben coltivato.
  frigida caelestum matres Arethusa vocarat:   La fredda Aretusa aveva invocato le genitrici degli dei :
      venerat ad sacras et dea flava dapes.   anche la bionda dea era giunta alle sacre vivande.
425 filia, consuetis ut erat comitata puellis,  425La figlia, accompagnata dalle sue abituali compagne,
      errabat nudo per sua prata pede.    si aggirava a piedi nudi per i prati a lei familiari.
  valle sub umbrosa locus est aspergine multa   Sul fondo di una valle ombrosa c’è un luogo umido
      uvidus ex alto desilientis aquae.   per gli spruzzi abbondanti dell’acqua che scende dall’alto.
  tot fuerant illic, quot habet natura, colores,   C’erano là sotto tanti colori, quanti ne ha la natura,
430     pictaque dissimili flore nitebat humus.  430e la terra splendeva abbellita da fiori di diverso tipo.
  quam simul aspexit, ‘comites, accedite’ dixit   Come li vide, “Venite, compagne,” disse
      ‘et mecum plenos flore referte sinus.’   “e tornate insieme a me con il grembo pieno di fiori.”
  praeda puellares animos prolectat inanis,   La futile preda attira l’animo delle fanciulle,
      et non sentitur sedulitate labor.   e nel loro zelo non sentono la fatica.
435 haec implet lento calathos e vimine nexos,  435Una riempie canestri intrecciati di flessibile vimine, un’altra riempie
      haec gremium, laxos degravat illa sinus;   il grembo, un’altra ancora le pieghe allentate della veste;
  illa legit calthas, huic sunt violaria curae,   una raccoglie calendule, un’altra è tutta presa dai cespugli di viole,
      illa papavereas subsecat ungue comas;   un’altra recide con l’unghia gli steli dei papaveri:
  has, hyacinthe, tenes; illas, amarante, moraris;   le une tu, giacinto, trattieni; le altre tu, amaranto, attardi:
440     pars thyma, pars rhoean et meliloton amat;  440alcune prediligono il timo, altre la cannella, e altre il meliloto.
  plurima lecta rosa est, sunt et sine nomine flores:   La più raccolta è la rosa; e vi sono anche fiori senza nome.
      ipsa crocos tenues liliaque alba legit.   Persefone raccoglie tenue croco e bianchi gigli.
  carpendi studio paulatim longius itur,   Per il desiderio di coglierli a poco a poco si allontana,
      et dominam casu nulla secuta comes.   e per sfortuna nessuna compagna seguì la padrona.
445 hanc videt et visam patruus velociter aufert  445Lo zio paterno la vede e, nel vederla, rapidamente la rapisce,
      regnaque caeruleis in sua portat equis.   con gli scuri cavalli la porta nel suo regno.
  illa quidem clamabat ‘io, carissima mater,   Quella gridava “Ahimè, carissima madre,
      auferor!’, ipsa suos abscideratque sinus:   vengo rapita!” e aveva lei stessa lacerato la veste sul seno.
  panditur interea Diti via, namque diurnum   Frattanto si apre la strada per Dite, ed infatti
450     lumen inadsueti vix patiuntur equi.  450i cavalli, non abituati, a stento sopportano la luce del giorno.
  at, chorus aequalis, cumulatae flore ministrae   Allora la schiera delle compagne, ancelle colme di fiori,
      ‘Persephone’, clamant ‘ad tua dona veni.’   “Persephone”, gridano, “vieni dai doni raccolti per te”.
  ut clamata silet, montes ululatibus implent,   Ma poiché, benché chiamata non risponde, riempiono i monti
      et feriunt maesta pectora nuda manu.   di grida, e colpiscono i nudi petti con mani attristate.
455 attonita est plangore Ceres (modo venerat Hennam)  455A quei lamenti Cerere resta attonita – era appena giunta a Enna –
      nec mora, ‘me miseram! filia’ dixit ‘ubi es?’    e senza indugio chiede: “Me sfortunata, dove sei, figlia mia ?”
  mentis inops rapitur, quales audire solemus   Corre fuori di sé, come siamo soliti udire
      Threicias fusis maenadas ire comis.   che facciano le Menadi tracie con le chiome sciolte.
  ut vitulo mugit sua mater ab ubere rapto   Come la mucca muggisce per il vitello strappatole dalle mammelle,
460     et quaerit fetus per nemus omne suos,  460e per tutta la selva cerca il suo piccolo,
  sic dea nec retinet gemitus, et concita cursu   così la dea non trattiene i gemiti e si lancia in una
      fertur, et e campis incipit, Henna, tuis.   corsa sfrenata, cominciando, Enna, proprio dai tuoi campi.
  inde puellaris nacta est vestigia plantae   Poco lontano scorge l’orma di un piede della fanciulla,
      et pressam noto pondere vidit humum;   e vede la terra pressata da un peso a lei ben conosciuto;
465 forsitan illa dies erroris summa fuisset,  465forse quello sarebbe stato l’ultimo giorno del suo errare,
      si non turbassent signa reperta sues.   se le scrofe non avessero confuso le orme che trovava.
  iamque Leontinos Amenanaque flumina cursu   E già Lentini e le correnti dell’Amene, di corsa,
      praeterit et ripas, herbifer Aci, tuas:   oltrepassa e le tue rive, o erboso Aci;
  praeterit et Cyanen et fontes lenis Anapi   supera anche Ciane e le fonti del tranquillo Anapo
470     et te, verticibus non adeunde Gela.  470e te, Gela, inaccessibile a causa dei vortici.
  liquerat Ortygien Megareaque Pantagienque,   Aveva lasciato Ortigia e il territorio di Megara ed il Pantagio
      quaque Symaetheas accipit aequor aquas,   e il luogo dove il mare accoglie le acque del Simeto,
  antraque Cyclopum positis exusta caminis,   e gli antri dei Ciclopi, riarsi dalle fucine che vi sono state poste,
      quique locus curvae nomina falcis habet,   ed il luogo che prende il nome della falce ricurva:
475 Himeraque et Didymen Acragantaque Tauromenumque,  475e Imera e Didime e Agrigento e Tauromeno
      sacrarumque Mylas pascua laeta boum:   e il Melas, con i suoi pascoli per le vacche sacre.
  hinc Camerinan adit Thapsonque et Heloria tempe,   Di qui giunge a Camerina, a Tapso e all’eloria Tempe,
      quaque iacet Zephyro semper apertus Eryx.   e là dove si estende Erice, sempre esposto allo Zefiro.
  iamque Peloriadem Lilybaeaque, iamque Pachynon   E già aveva attraversato il territorio del Peloro, del Lilibeo,
480     lustrarat, terrae cornua prima suae:  480e Pachino, le tre punte estreme della loro terra;
  quacumque ingreditur, miseris loca cuncta querellis   dovunque passa, riempie il luogo di miseri lamenti,
      implet, ut amissum cum gemit ales Ityn.   come la rondine quando piange il perduto Iti.
  perque vices modo ‘Persephone!’ modo ‘filia!’ clamat,   E a vicenda, ora chiama: “Persefone!”, ora: “figlia!”
      clamat et alternis nomen utrumque ciet;   chiama, e fa risuonare alternativamente entrambi i nomi.
485 sed neque Persephone Cererem nec filia matrem  485Ma Persephone non ode Cerere, né la figlia sua madre
      audit, et alternis nomen utrumque perit;    entrambi i nomi si perdono alternativamente;
  unaque, pastorem vidisset an arva colentem,   e se avesse visto un pastore o un contadino,
      vox erat ‘hac gressus ecqua puella tulit?’   una sola era la domanda, “È passata di qui una fanciulla? “
  iam color unus inest rebus tenebrisque teguntur   Ormai le cose sono di un solo colore e tutto è avvolto
490     omnia, iam vigiles conticuere canes:  490dalle tenebre, ormai i cani vegliano in silenzio.
  alta iacet vasti super ora Typhoeos Aetne,   L’Etna sta quieto sulla bocca profonda dell’enorme Tifeo,
      cuius anhelatis ignibus ardet humus;   delle cui esalazioni infuocate arde la terra;
  illic accendit geminas pro lampade pinus:   di lì Cerere accende due pini come lampade; da qui ancora
      hinc Cereris sacris nunc quoque taeda datur.   adesso l’uso di offrire due torce alle sue cerimonie sacre.
495 est specus exesi structura pumicis asper,  495C’è una caverna spaventosa dalle pareti di pomici corrosa,
      non homini regio, non adeunda ferae:   Luogo inaccessibile all’uomo, e anche alle fiere:
  quo simul ac venit, frenatos curribus angues   come giunge là, aggioga al carro serpenti,
      iungit et aequoreas sicca pererrat aquas.   e, senza bagnarsi, percorre le acque del mare.
  effugit et Syrtes et te, Zanclaea Charybdi,   Evita le Sirti e te, Cariddi di Zancle,
500     et vos, Nisei, naufraga monstra, canes,  500e voi, cani di Niso, mostri che fanno naufragare,
  Hadriacumque patens late bimaremque Corinthum:   e l’Adriatico che si estende ampiamente, e Corinto dai due mari:
      sic venit ad portus, Attica terra, tuos.   così giunge ai tuoi porti, terra Attica.
  hic primum sedit gelido maestissima saxo:   Qui, dapprima, si siede molto afflitta su una gelida roccia:
      illud Cecropidae nunc quoque triste vocant.   che anche ora i Cecropidi chiamano roccia triste.
505 sub Iove duravit multis immota diebus,  505Rimase per molti giorni immobile sotto il cielo scoperto,
      et lunae patiens et pluvialis aquae.   sopportando la luna e l’acqua piovana.
  sors sua cuique loco est: quod nunc Cerialis Eleusin   Ogni luogo ha la propria sorte. Quello che adesso viene chiamato
      dicitur, hoc Celei rura fuere senis.   Eleusi di Cerere, allora era campagna del vecchio Celeo.
  ille domum glandes excussaque mora rubetis   Questi portava a casa ghiande e more scosse dai rovi
510     portat et arsuris arida ligna focis.  510e legna secca per il fuoco del suo focolare.
  filia parva duas redigebat monte capellas,   La piccola figlia riconduceva dalla montagna due caprette,
      et tener in cunis filius aeger erat.   e un figlio ancora piccolo giaceva malato nella culla.
  ‘mater’ ait virgo (mota est dea nomine matris),   “Madre”, dice la fanciulla (la dea fu scossa dal nome di madre)
      ‘quid facis in solis incomitata locis?’   “che fai, sola, in questi luoghi deserti?”
515 perstitit et senior, quamvis onus urget, et orat  515Anche il vecchio si ferma, benché il carico gli pesi, e la prega
      tecta suae subeat quantulacumque casae.   di entrare sotto il tetto della sua capanna, anche se piccolo. La dea
  illa negat (simularat anum mitraque capillos   rifiuta (aveva assunto le sembianze di vecchia e i capelli erano stretti
      presserat); instanti talia dicta refert:    ad una fascia. Al vecchio che insisteva rivolge tali parole :
  ‘sospes eas semperque parens; mihi filia rapta est.   “Va’ felice, possa tu sempre essere chiamato padre! A me è stata.
520     heu, melior quanto sors tua sorte mea est!’  520rapita la figlia. Ahimè! Quanto la tua sorte è migliore della mia.”
  dixit, et ut lacrimae (neque enim lacrimare deorum est)   Disse e una goccia splendente simile a una lacrima (giacché
      decidit in tepidos lucida gutta sinus.   gli dèi non possono piangere) cadde sul suo tiepido grembo.
  flent pariter molles animis virgoque senexque;   Commossi piangono allo stesso modo la fanciulla e il vecchio;
      e quibus haec iusti verba fuere senis:   e queste furono le parole di quel buon vecchio:
525 ‘sic tibi, quam raptam quaeris, sit filia sospes;  525“Sia salva anche la figlia rapita che stai cercando;
      surge, nec exiguae despice tecta casae.’   alzati, e non disprezzare il tetto della mia umile capanna.”
  cui dea ‘duc’ inquit; ‘scisti qua cogere posses’,   E a lui rispose la dea: “Guidami. Tu hai capito come convincermi.”
      seque levat saxo subsequiturque senem.   E si alza dalla roccia e segue il vecchio. E facendole
  dux comiti narrat quam sit sibi filius aeger,   da guida narra alla compagna quanto suo figlio sia malato, e come
530     nec capiat somnos invigiletque malis.  530non riesca a prendere sonno e passi le notti sveglio per il dolore.
  illa soporiferum, parvos initura penates,   E la dea, prima di entrare nell’umile capanna,
      colligit agresti lene papaver humo.   raccoglie dal suolo agreste delicato papavero dalle virtù soporifere.
  dum legit, oblito fertur gustasse palato   Si dice che, nel coglierlo, lo gustò con immemore palato
      longamque imprudens exsoluisse famem;   rompendo involontariamente il suo lungo digiuno.
535 quae quia principio posuit ieiunia noctis,  535Poiché la dea pose fine al digiuno all’inizio della notte,
      tempus habent mystae sidera visa cibi.   gli iniziati fissano l’ora di mangiare all’apparire delle stelle.
  limen ut intravit, luctus videt omnia plena;   Appena oltrepassa la soglia vede tutta la casa in preda al dolore;
      iam spes in puero nulla salutis erat.   ormai per il bambino non c’era più alcuna speranza di salvezza.
  matre salutata (mater Metanira vocatur)   Salutata la madre (che aveva nome Metanira),
540     iungere dignata est os puerile suo.  540si degnò di unire la bocca del fanciullo alla sua.
  pallor abit, subitasque vident in corpore vires:   Il pallore scompare e d’un tratto vedono il corpo riprendere forza.
      tantus caelesti venit ab ore vigor.   Tanto vigore provenne dalla bocca divina.
  tota domus laeta est, hoc est, materque paterque   Si rallegra tutta la casa, e cioè, la madre, il padre
      nataque: tres illi tota fuere domus.   e la figlia: quei tre costituivano tutta la famiglia.
545 mox epulas ponunt, liquefacta coagula lacte  545Subito imbandiscono le vivande, latte cagliato
      pomaque et in ceris aurea mella suis.   e frutta e miele dorato ancora nei favi.
  abstinet alma Ceres, somnique papavera causas   L’alma Cerere se ne astiene e ti da, fanciullo, infuso di papaveri
      dat tibi cum tepido lacte bibenda, puer.   che procurano il sonno, da bere con latte tiepido.
  noctis erat medium placidique silentia somni:   Era notte fonda e il silenzio di placido sonno:
550     Triptolemum gremio sustulit illa suo,  550la dea prese Trittolemo in grembo,
  terque manu permulsit eum, tria carmina dixit,   per tre volte lo accarezzò con la mano, pronunciò tre formule,
      carmina mortali non referenda sono,    (formule non ripetibili con voce mortale),
  inque foco corpus pueri vivente favilla   e nel focolare ricopre il corpo del bambino con cenere calda,
      obruit, humanum purget ut ignis onus.   perché il fuoco purifichi il peso della mortalità umana.
555 excutitur somno stulte pia mater, et amens  555Si desta dal sonno la madre stoltamente pia, e fuori di sé
      ‘quid facis?’ exclamat, membraque ab igne rapit.   Grida: “Che fai ?”, e strappa il corpo dal fuoco.
  cui dea ‘dum non es’, dixit ‘scelerata fuisti:   A lei disse la dea “Pur non essendo una scellerata ora lo sei stata:
      inrita materno sunt mea dona metu.   il mio dono è vanificato dal tuo timore materno.
  iste quidem mortalis erit: sed primus arabit   Costui resterà dunque mortale, ma sarà il primo ad arare,
560     et seret et culta praemia tollet humo.’  560a seminerà e a raccogliere i frutti dalla terra coltivata.”
  dixit et egrediens nubem trahit, inque dracones   Cerere così disse e, uscendo, si avvolse in una nube,
      transit et aligero tollitur axe Ceres.   salì sui dragoni e fu sollevata via dal carro alato.
  Sunion expositum Piraeaque tuta recessu   Lascia il Sunio esposto ai venti e i luoghi sicuri del Pireo
      linquit et in dextrum quae iacet ora latus;   nel suo golfo e la costa che si estende verso destra.
565 hinc init Aegaeum, quo Cycladas aspicit omnes,  565Da qui entra nell’Egeo, dove scorge tutte le Cicladi,
      Ioniumque rapax Icariumque legit,   e percorre lo Ionio impetuoso e il mare Icario,
  perque urbes Asiae longum petit Hellespontum,   e attraverso le città dell’Asia, raggiunge il lungo Ellesponto,
      diversumque locis alta pererrat iter.   e alta sul suo carro va errando per luoghi diversi.
  nam modo turilegos Arabas, modo despicit Indos;   Infatti ora vede dall’alto gli Arabi che raccolgono incenso, ora
570     hinc Libys, hinc Meroe siccaque terra subest;  570l’India; poi sotto di lei si estende la Libia, e Meroe e il deserto;
 nunc adit Hesperios, Rhenum Rhodanumque Padumque   ora raggiunge i fiumi occidentali, il Reno e il Rodano e il Po,
      teque, future parens, Thybri, potentis aquae.   e te, o Tevere, futuro padre di un fiume potente.
  quo feror? immensum est erratas dicere terras:   Ma dove mi lascio spingere? Sarebbe troppo lungo enunciare le terre
      praeteritus Cereri nullus in orbe locus.   su cui errò. Nessun luogo sulla terra fu tralasciato da Cerere
575 errat et in caelo, liquidique immunia ponti  575Erra anche nel cielo e parla agli astri
      adloquitur gelido proxima signa polo:   più vicini al gelido polo, che non si gettano mai nell’acqua del mare.
  ‘Parrhasides stellae, namque omnia nosse potestis,   E disse: “Stelle Parrasie (giacché potete conoscere tutto,
      aequoreas numquam cum subeatis aquas,   poiché non andate mai sotto le acque del mare)
  Persephonen natam miserae monstrate parenti.’   indicate alla misera genitrice la figlia Persefone!”
580     dixerat. huic Helice talia verba refert:  580Aveva detto. A lei risponde Elice con queste parole:
  ‘crimine nox vacua est; Solem de virgine rapta   “La notte non ha colpa; sulla fanciulla rapita
      consule, qui late facta diurna videt.’   chiedi al Sole, che vede ampiamente gli eventi del giorno.” Il Sole,
  Sol aditus ‘quam quaeris’, ait ‘ne vana labores,   interrogato, risponde: “Perché tu non ti affanni invano, quella
      nupta Iovis fratri tertia regna tenet.’   che tu cerchi, sposa al fratello di Giove, occupa il terzo regno.”
585 questa diu secum, sic est adfata Tonantem  585Dolendosi a lungo tra sé, così si rivolse al Tonante,
      (maximaque in voltu signa dolentis erant):    e nel volto erano evidenti i segni della sua sofferenza:
  ‘si memor es de quo mihi sit Proserpina nata,   “Se ti ricordi, da chi sia nata Proserpina,
      dimidium curae debet habere tuae.   dovrebbe avere almeno la metà della tua sollecitudine.
  orbe pererrato sola est iniuria facti   Dopo aver percorso il mondo mi è nota solo l’iniquità di quanto
590     cognita: commissi praemia raptor habet.  590è stato fatto; il rapitore tiene il premio del suo misfatto.
  at neque Persephone digna est praedone marito,   Ma né Persephone merita un marito brigante
      nec gener hoc nobis more parandus erat.   né noi avremmo dovuto prepararci un genero in questo modo.
  quid gravius victore Gyge captiva tulissem   Se Gyge avesse vinto, che cosa io, la prigioniera, avrei sopportato di
      quam nunc te caeli sceptra tenente tuli?   più grave di ciò che sopporto ora che tu occupi lo scettro del cielo ?
595 verum impune ferat, nos haec patiemur inultae;  595Ma resti pure impunito; io lo sopporterò senza vendicarmi, purché
      reddat et emendet facta priora novis.’   mi restituisca la figlia e ripari le azioni precedenti con le nuove.”
  Iuppiter hanc lenit, factumque excusat amore,   Giove cerca di calmarla e giustifica il fatto con l’amore, e dice:
      nec gener est nobis ille pudendus ait;   “Non è un genero di cui vergognarsi
  ‘non ego nobilior: posita est mihi regia caelo,   né io sono più nobile di lui; io ho la mia reggia nel cielo,
600     possidet alter aquas, alter inane chaos.  600un altro regna sulle acque, un altro il vuoto Caos.
  sed si forte tibi non est mutabile pectus,   Ma se per caso il tuo animo non può mutare e se hai
      statque semel iuncti rumpere vincla tori,   intenzione di rompere per sempre i vincoli di quelle nozze celebrate,
  hoc quoque temptemus, siquidem ieiuna remansit;   tenteremo anche questo, purché sia rimasta digiuna;
      si minus, inferni coniugis uxor erit.’   altrimenti sarà moglie dello sposo infernale.”
605 Tartara iussus adit sumptis Caducifer alis,  605Il dio che porta il caduceo, ricevuto l’ordine, calza le ali, va nel
      speque redit citius visaque certa refert:   Tartaro, ritorna più velocemente della speranza e riferisce cose vere,
  ‘rapta tribus’ dixit ‘solvit ieiunia granis,   viste di persona: “La rapita” dice ” ha rotto il digiuno con tre
      Punica quae lento cortice poma tegunt.’   chicchi, che la melagrana contiene sotto la tenace corteccia.”
  non secus indoluit quam si modo rapta fuisset   SI dolse, come se le fosse strappata in quel momento,
610     maesta parens, longa vixque refecta mora est.  610la triste madre e a stento, dopo lunga attesa, si riprese.
  atque ita ‘nec nobis caelum est habitabile’ dixit;   E allora disse così “Ormai per me il cielo non è più abitabile.
      ‘Taenaria recipi me quoque valle iube.’   Ordina che anch’io venga accolta dalla valle del Tenaro.”
  et factura fuit, pactus nisi Iuppiter esset   E lo avrebbe fatto, se Giove non avesse fatto promessa,
      bis tribus ut caelo mensibus illa foret.   che Proserpina sarebbe stata sei mesi in cielo.
615 tum demum voltumque Ceres animumque recepit,  615Allora infine Cerere ritrovò il suo volto e il suo animo,
      imposuitque suae spicea serta comae:   e pose intorno alla sua chioma una corona di spighe;
  largaque provenit cessatis messis in arvis,   e abbondante crebbe la messe nei campi rimasti incolti
      et vix congestas area cepit opes.    e a stento le aie contennero i mucchi di grano.
  alba decent Cererem: vestes Cerialibus albas   Il bianco si addice a Cerere; e nelle feste in onore di Cerere
620     sumite; nunc pulli velleris usus abest.  620indossate vesti bianche; ora nessuno indossi lane di colore scuro.”