Filippo contro la Grecia

In Graeciam Philippus cum venisset sollicitatus paucarum civitatum direptione, et ex praeda modicarum urbium quantae opes universarum essent animo prospiciens, bellum toti Graeciae inferre statuit. Ad cuius emolumentum egregie pertinere ratus, si Byzantium, nobilem et maritimam urbem, receptaculum terra marique copiis suis futurum, in potestatem redegisset, eandem claudentem sibi portas obsidione cinxit. Deinde, ne unius urbis oppugnatione tantus exercitus teneretur, profectus cum fortissimis multas Chersonesi urbes expugnat, filiumque Alexandrum, decem et octo annos natum, ad se arcessit. In Scythiam quoque praedandi causa profectus est, more negotiantium impensa belli alio bello refecturus. Sed revertenti ab Scythia Triballi Philippo occurrunt; negant se transitum daturos esse, nisi portionem praedae accipiant. Hinc iurgium et mox proelium.

Giustino

Filippo dopo esser giunto in Grecia attirato dal saccheggio di poche città, e prevedendo nell’animo dal bottino di modeste città quanto grandi fossero le ricchezze di tutte quante, decise di muover guerra all’intera Grecia. Ritenendo che fosse molto importante per il buon esito di questa cosa (=impresa), se avesse ridotto in suo potere Bisanzio, città famosa e sulle rive del mare, rifugio futuro per le sue milizie per terra e per mare, cinse d’assedio la stessa che gli chiudeva le porte. Quindi, affinché un esercito così numeroso non fosse occupato nell’assalto di un’unica città, allontanatosi con i più forti espugnò molte città del Chersoneso, e fece venire presso di sè il figlio Alessandro, diciottenne. Andò anche nella Scizia per saccheggiare, allo scopo di recuperare le spese della guerra con un’altra guerra secondo il costume degli uomini d’affari. Ma i Triballi si opposero a Filippo mentre ritornava dalla Scizia; dissero che non gli avrebbero concesso il transito, se non avessero ricevuto una parte del bottino. Da qui un alterco e subito dopo la battaglia.