Giuramento di L. Giunio Bruto

Lucretia, proba et casta matrona Romana, se occidebat ob Sexti Tarquinii iniuriam. Brutus visebat Lucretiam, uxorem Collatini, amici sui, mortuam et dolebat aegrimonia. Cultrum extrahebat et prae se tenebat. Iratus sic iurabat: «Iuro per hanc castam matronam, mortuam sine culpa ob iniuriam Sexti Tarquini: di, testes este. Expellam L. Tarquinium Superbum et familiam suam ferro necabo. Romae nullus tyrannus umquam erit!». Cultrum deinde amicis tradebat: amici ob nova Bruti verba obstupescebant et iurabant: «Verbis tuis oboediemus, Brute; LUcretiae corpus vehemus in forum; conciemus populum propter Tarquini filii iniuriam. Fugabimus tyrannum et Roma libera erit!».

Grammatica Picta (1) – Pag.119 n.12

Lucrezia, matrona Romana onesta e casta, si uccideva a causa della violenza di Sesto Tarquinio. Bruto visitava la defunta Lucrezia, moglie di Collatino, suo amico, e si doleva per l’afflizione. Estraeva il pugnale e lo teneva davanti a sé. Infuriato, giurava in questa maniera: Giuro, in nome di questa casta matrona, morta senza colpa a causa della violenza di Sesto Tarquinio: o dèi, siate testimoni! Caccerò L. Tarquinio il Superbo e ucciderò con la spada la sua famiglia. A Roma non ci sarà mai più alcun tiranno! Poi, consegnava il pugnale agli amici: gli amici si meravigliavano per le straordinarie parole di Bruto, e giuravano: O Bruto, obbediremo alle tue parole; porteremo il corpo di Lucrezia nel Foro; metteremo in moto il popolo per via della violenza del figlio di Tarquinio. Metteremo in fuga il tiranno, e Roma sarà libera!