I sani costumi del passato

Talibus viris non labor insolitus erat, non locus ullus asper aut arduus erat, non armatus hostis formidulosus: virtus omnia domuerant. Prudentissimus quisque maxime negotiosus erat, ingenium solum nemo exercebat, sed etiam corpus, optimus quisque malebat facere quam dicere, atque cupiebat alios cives sua bene facta laudare. Igitur domi militiaeque Romani bonos mores colebant: concordia maxima, minima avaritia erat; ius bonumque apud eos non legibus magis quam natura valebat. Iurgia, discordias, simultates cum hostibus exercebant, cives cum civibus de virtute certabant. In suppliciis deorum magnifici, domi parci, in amicos fideles erant. Duabus his artibus, audacia in bello, aequitate in pace, seque remque publicam curabant.

Sallustio

Per uomini di tal genere non c’era impresa impossibile, non c’era nessun luogo arduo o difficile, non c’era nemico armato che mettesse paura: il valore aveva sottomesso ogni cosa. Tutti i più saggi erano anche i più attivi, nessuno esercitava solo l’intelligenza, ma esercitavano anche il corpo, tutti i migliori preferivano agire piuttosto che parlare, e desideravano che gli altri concittadini lodassero le loro buone azioni. Quindi in pace e in guerra i Romani coltivavano i buoni costumi: la concordia era massima, l’avidità minima; presso di loro la giustizia e il bene non avevano più valore grazie alle leggi di quanto ne avessero grazie all’indole naturale. Mantenevano dispute, discordie, rivalità con i nemici, i cittadini rivaleggiavano con i concittadini in virtù. Erano splendidi nel culto degli dei, parchi nella vita privata, leali verso gli amici. Con queste due qualità, il coraggio in guerra, il senso di equità in pace, avevano cura di loro stessi e dello Stato.