I vantaggi dell’otium in campagna

Me interrogas: “Hodie quid egisti?”. Respondeo: “Sponsalia aut nuptias frequentavi, ille me signandum testamentum rogavit, ille in advocationem, ille in consilium”. Eadem quae cotidie facis inania videntur, multo magis si secesseris. Tunc etiam subit recordatio: “Quot dies frigidis rebus absumpsi”. Quod evenit mihi postquam in Laurentino meo aut lego aliquid, aut scribo. Nihil me audisse, nihil dixisse paenitet. Nulla spe, nullo timore sollicitor, nullis rumoribus inquietor. Mecum tantum et cum libellis loquor. O rectam sinceramque vitam! O dulce otium honestumque, ac paene omni negotio pulchrius! O mare, o litus! Quam multa invenitis, quam multa dictatis! Proinde tu quoque strepitum istum inanemque discursum et ineptos labores relinque, teque studiis vel otio trade. Satius est otiosum esse quam nihil agere.

Mi chiedi: – Cosa ti serve oggi?-. Rispondo: -Ho assistito alle nozze o ai banchetti, l’uno mi ha invitato a suggellare il suo testamento, un altro ad assisterlo in tribunale, un altro per prender parte a un consiglio-. Le stesse cose che tu fai ogni giorno sembrano vane, molto di più (lo sarebbero) se ti staccassi da esse. Allora mi ricordai pure: -Quanti giorni sciupai con cose insignificanti-. Ciò mi succede dopo che nella mia villa di Loreto o leggo qualcosa o scrivo. Di niente mi pento d’aver ascoltato, d’aver detto. Non sono tormentato da nessuna speranza, da nessun timore, non sono infastidito dal frastuono della città. Parlo solo con me e con i libri. Oh vita sincera e retta! O dolce e onesto ozio, come quasi in tutte le più belle cose! Oh mare, oh costa! Quante cose svelate, quante cose siete solite dire! Quindi anche tu devi lasciare tale frastuono e l’inutile discorso e i lavori vani, e dedicati allo studio piuttosto che all’ozio. E’ meglio essere ozioso che non fare nulla.