Il cavallo superbo

Olim equus, phaleris aureis et sella pretiosa ornatus, in angusta via asino occurrit. Equus superbe sic asinum iussit: «Tu, miser asine, recede ac viam da mihi, equo pretioso». Quod asinus magnis sarcinis fessus tarde equo viam dederat, equus iratus magna cum vehementia eum sic obiurgavit: «Stulte, vix iram meam teneo! Alteram iniuriam non tolerabo et ungulis meis te puniam». Asellus contumeliam toleravit, tacite gemuit sed deorum poenam in superbum invocavit. Post paucos annos equus, currendo ruptus, macer et iam infirmus erat. Ita dominus, postquam phaleras aureas et sellam pretiosam ei detraxerat, sordidas clitellas imposuit et in villam rusticam eum duxit.

Fedro

Un giorno un cavallo, ornato con falere d’oro e una sella preziosa, in un’angusta via si imbatté in un asino. Il cavallo superbamente ordinò così all’asino: «Tu, sventurato asino, retrocedi e dai strada a me, cavallo di grande pregio». Poiché l’asino, stanco per i pesanti carichi, aveva dato lentamente strada al cavallo, il cavallo, adirato, lo rimproverò così con grande veemenza: «O stolto, a stento trattengo la mia ira! Non tollererò di nuovo la tua offesa e ti punirò con i miei zoccoli». L’asinello tollerò l’insulto, gemette in silenzio ma invocò il castigo degli dèi contro il superbo. Dopo pochi anni il cavallo, affaticato dal galoppare, era magro e ormai debole. Così il padrone, dopo avergli tolto le falere d’oro e la sella preziosa, gli impose una sudicia soma e lo condusse nella villa di campagna.