Il cavallo… non più superbo

In villa rustica equus maestus et aeger squalidam vitam agebat: cotidie usque ad vesperum fimum in agros portabat, dominus eum neglegebat, ob servorum neglegentiam sordidus et strigosus erat. Olim asinus forte equo occurrit: dum eum macilentum, fessum et fimo onustum videt, antiquam eius fortunam magnamque arrogantiam memoravit. Tunc eum sic irrisit: «Ubi sunt, amice, phalerae aureae et sella pretiosa? Ubi est superbia tua? Nunc vix te agnosco quia demissus et in magna miseria es. Merito poenam arrogantiae ac despicientiae tuae tandem luis». In prospera fortuna superbi miseros saepe despiciunt, sed fortuna incerta atque fluxa est.

Fedro

Nella casa di campagna il cavallo triste e spossato conduceva una vita squallida: ogni giorno fino a sera trasportava il concime nei campi, il suo padrone lo trascurava, per la negligenza dei servi era sudicio e magro. Un giorno per caso l’asino incontrò il cavallo: mentre lo vedeva macilento, stanco e carico di concime, gli ricordò la sua passata buona sorte e la grande arroganza. Allora lo prese in giro così: «Dove sono, amico, le borchie dorate e la sella pregiata? Dov’è la tua superbia? Ora ti riconosco a stento poiché sei depresso e in grande indigenza. Finalmente meritatamente sconti la punizione della tua arroganza e del tuo disprezzo». Nella buona sorte spesso i superbi disprezzano gli sventurati, ma la fortuna è incerta e mutevole.