Il lupo mannaro (prima parte)

Niceros, in Trimalchionis domo hospes, super coenam ad convivas delectandos talem fabulam exorsus est: «Cum adhuc servirem, habitabamus in vico angusto; ibi, quomodo dii volunt, amare coepi uxorem Terentii cauponis, pulcherrimam Melissam, non tam propter suas res, sed quod bene morata erat. Huius contubernalis supremum diem obiit atque ego curavi ut ad illam pervenirem: nam, ut aiunt, in angustiis amici apparent. Forte dominus meus Capuam ad negotium conficiendum ierat et ego, nactus occasionem, persuadeo cuidam hospiti nostro, militi forti, ut mecum ad quintum miliarium veniat. Iter ingredimur circa gallicinia: luna lucebat tamquam meridie. Venimus ad sepulcretum: dum ego cantabundus sedeo, homo meus vagari inter stelas coepit, inde se exuit et omnia vestimenta secundum viam posuit et subito lupus factus est. Postea ululare coepit et in silvas fugit».

Petronio

Nicerote, ospite nella casa di Trimalcione, durante il pranzo prese a narrare questa storia per dilettare i commensali: “Quando ancora ero uno schiavo, abitavamo nella strada angusta; allora, come gli dei vogliono, cominciai ad amare la moglie dell’oste Terenzio, la bellissima Melissa, non tanto per il suo aspetto fisico, ma perché era di buoni comportamenti. Il compagno di costei morì e io mi adoperai per arrivare a lei: infatti, come dicono, gli amici si mostrano nelle difficoltà. Per caso il mio padrone era andato a Capua per concludere un affare e io, colta l’occasione, convinco un nostro ospite, un forte soldato, a venire con me fino al quinto miglio. Incominciamo il viaggio all’incirca al canto dei galli: la luna emanava luce come se fosse mezzogiorno. Giungiamo ad un cimitero: mentre io sto seduto canticchiando, il mio uomo inizia a vagare tra le lapidi, poi si spogliò e pose tutti gli abiti vicino alla strada e all’improvviso diventò un lupo. Dopo cominciò ad ululare e fuggì nel bosco”.