Il senatore e il gallo

Romana iuventus, Gallorum exercitu pulsa, in Capitolinam arcem se contulit; senes vero in plana parte urbis relīquit. Ii, in curulibus sellis considentes cum insignibus magistratuum quos gesserant sacerdotiorumque quae obtinuerant, in tam gravi discrimine splendorem et ornamenta peritae vitae retinebant. Venerabilis eorum aspectus primo hostibus apparet, qui novitate rei et magnificentia cultus et audaciae genere commoventur. Sed M. Attilius Gallo, barbam suam permulcenti, scipionem veementi ictu capiti infligit; tum hostis propter dolorem in senem ruit eumque interfĭcit. Vir vero patientiam dedecus ignorat, et nova speciosa genera interitus excogitat.

La gioventù romana, spinta dall’esercito dei Galli, si radunò nella fortezza del Campidoglio; in realtà abbandonò i vecchi nella parte pianeggiante della città. Essi, mentre sedevano sulle sedie curuli con le insegne dei magistrati che avevano con sé e che avevano ottenuto dei sacerdoti, in tanta grave divisione tenevano lo splendore e l’equipaggiamento delle persone esperte. In un primo tempo l’aspetto dei medesimi appare venerabile ai nemici, che sono commossi dalla novità e dalla magnificenza del culto e dal genere di audacia. Ma M. Attilio Gallo, mentre lisciava la sua barba, colpì Scipione con un forte colpo alla testa; allora il nemico cadde nel Senato a causa del dolore e lo uccise. In verità l’uomo disonorato ignora la pazienza, e escogita un nuovo genere evidente di morte.