Inutilità dell’ira

<Nihil utile habet ira in se nec acuit animum ad res bellicas; numquam enim virtus vitio adiuvatur, quae se contenta sit. Virtus non irascitur sed ad impetum exsurgit et deinde remittitur: sic tela quae tormentis exprimuntur, in potestate mittentis sunt. «Ira» inquit Aristoteles «necessaria est: nihil enim expugnari potest, nisi illa inplet animum et spiritum accendit; uti autem illa oportet non ut duce sed ut milite». Quod est falsum; nam si exaudit rationem sequiturque qua ducitur, iam non est ira, cuius proprium est contumacia; si vero repugnat et non oboedit, inutilis animi minister est tamquam miles qui signum receptui neglegit. Itaque si modum patitur, alio nomine eam appellare oportet, et desit ira esse, quam effrenatam indomitamque intellego; si non patitur, perniciosa est nec inter auxilia numerare possumus: ita aut ira non est aut inutilis est

A scuola di latino – Pag.68 n.2 – Seneca

Nulla di utile ha l’ira di per sé né accende l’animo per le operazioni belliche; mai infatti la virtù, che sia contenta di sé, viene aiutata dal vizio. La virtù non si adira ma si solleva all’impeto e poi si ritira: così i dardi che vengono lanciati dalle macchine belliche sono a disposizione di chi li lancia. Dice Aristotele: «L’ira è necessaria: infatti non si può espugnare nulla, se essa non riempie l’animo e accende lo spirito; inoltre occorre che si adoperi non come guida ma come soldato». Questo è falso; infatti se ascolta la ragione e segue quella da cui è condotta, non è più ira, la cui caratteristica è la ribellione; se in verità la ripudia e non obbedisce, è un servo inutile dell’animo, tanto quanto un soldato che trascura il segnale della ritirata. Pertanto se tollera una misura, bisogna chiamarla con un altro nome, e cessa di essere ira, che intendo come sfrenata e indomabile; se non l’accetta, è dannosa né possiamo annoverarla tra gli aiuti: dunque o non è ira o è inutile.