La battaglia di Alesia

Accelerat Caesar et in aciem copias suas producit. Eius adventu ex colore vestitus cognito, turmisque equitum et cohortibus visis, hostes proelium committunt. Utrimque clamore sublato excipit rursus ex vallo atque omnibus munitionibus clamor. Nostri, omissis pilis, gladiis pugnant. Repente post tergum equitatus cernitur. Cohortes aliae adpropinquabant: hostes terga vertunt. Fugientibus equites occurrunt. Fit (“Accade”) magna caedes; pauci se incolumes in castra recipiunt. Galli, cum ex Alesia caedem et fugam suorum conspiciunt, desperata salute, copias a munitionibus reducunt. Ex castris multi Gallorum terga vertunt et fuga salutem petunt. De media nocte missus equitatus novissimum agmen (“la retroguardia”, acc.) consequitur (“insegue”): magnus numerus capitur atque interficitur; reliqui ex fuga in civitates discedunt.

Cesare

Cesare si affretta e fa uscire in campo le sue truppe. Essendo stato il suo arrivo appreso dal colore dell’abito, essendo state viste le torme di cavalieri e le coorti, i nemici attaccano battaglia. Levato un grido da entrambe le parti, se ne leva nuovamente un altro dal vallo e da tutte le fortificazioni. I nostri, lasciati perdere i giavellotti, combattono con le spade. All’improvviso si scorge la cavalleria alle spalle. Altre coorti si avvicinavano: i nemici fuggono. I cavalieri vanno incontro a quelli che fuggono. Accade una grande strage; pochi si ritirano illesi nell’accampamento. I Galli, quando da Alesia vedono la strage e la fuga dei loro, persa la speranza per la salvezza, ritirano le truppe dalle fortificazioni. Molti dei Galli fuggono dall’accampamento e cercano la salvezza con la fuga. A mezza notte la cavalleria inviata insegue la retroguardia: un gran numero viene catturato e ucciso; gli altri dalla fuga se ne vanno nelle (proprie) nazioni.