Lo sparviero e le colombe

Numquam tuta est amicitia cum improbo viro, ut Phaedri poetae fabula docet. Pavidae columbae semper magna cum diligentia saevum milvum fugiebant et celeritate (abl. f. sing. da celeritas, -atis) albarum pennarum vitam servabant. Milvus igitur ad fallaciam consilium vertit ac dolo timidas columbas decipit. «Cur, columbae, sollicitam vitam agitis? Auxilio meo autem ab iniuriis aliarum ferarum tutae eritis: dominum vestrum me create!». Stultae columbae milvo credunt atque, laetae propter gratum promissum, regnum milvo tradunt. Tum milvus, ubi («quando») dominus columbarum regni est, statim singulas columbas devorare incipit et imperium saevis ungulis exercere. Tunc una ex («tra», prep. con l’abl.) reliquis columbis: «Merito (avv.) plectimur!».

Fedro

L’amicizia con un uomo malvagio non è mai sicura, come insegna la favola del poeta Fedro. Le pavide colombe evitavano sempre con grande attenzione il terribile sparviero e salvavano la vita grazie alla velocità delle bianche penne. Dunque lo sparviero muta il piano in un inganno e con la frode inganna le timide colombe. «Perché, o colombe, conducete una vita agitata? Con il mio aiuto sarete al sicuro dalle ingiurie degli altri animali: nominatemi vostro sovrano!». Le sciocche colombe credono allo sparviero e, liete per la gradita promessa, consegnano il potere allo sparviero. Allora lo sparviero, quando è il sovrano del regno delle colombe, inizia subito a divorare ad una ad una le colombe e ad esercitare il comando con i violenti artigli. Allora una tra le rimanenti colombe: «Siamo giustamente punite!».