Nel degenerato presente, che cosa rimane degli antichi costumi e degli uomini d’un tempo?

Nostra vero aetas cum rem publicam sicut picturam accepisset egregiam, sed evanescentem vetustate, non modo eam coloribus isdem quibus fuerat renovare neglexit, sed ne id quidem curavit, ut formam saltem eius et extrema tamquam liniamenta servaret. Quid enim manet ex antiquis moribus, quibus ille dixit rem stare Romanam, quos ita oblivione obsoletos videmus, ut non modo non colantur, sed iam ignorentur? Nam de viris quid dicam? Mores enim ipsi interierunt virorum penuria, cuius tanti mali non modo reddenda ratio nobis, sed etiam tamquam reis capitis quodam modo dicenda causa est. Nostris enim vitiis, non casu aliquo, rem publicam verbo retinemus, re ipsa vero iam pridem amisimus.

Nexus – Pag.13 n.7 – Cicerone

La nostra età, però, dopo aver ricevuto lo Stato nelle condizioni di un dipinto bellissimo, ma scolorito dal tempo, non solo non si dette pensiero di restaurarlo con gli stessi colori che aveva avuto, ma non si preoccupò nemmeno di conservarne almeno il disegno e, per così dire, le linee di contorno. Che cosa resta infatti degli antichi costumi, sui quali quel poeta disse che si reggeva la potenza di Roma? Io li vedo ormai così caduti nella dimenticanza da essere non solo trascurati, ma del tutto ignorati. E che dovrei dire degli uomini? La mancanza di uomini degni portò la rovina dei costumi stessi: e di un male tanto grande non solo abbiamo noi la responsabilità, ma anche dobbiamo difenderci, come fossimo accusati di un delitto capitale. Per le nostre colpe, infatti, non per un caso fortuito, conserviamo a parole lo Stato, ma già da tempo, in realtà, noi l’abbiamo perduto.