Nerone dà inizio al taglio dell’istmo di Corinto

Nero, augendi propagandique imperii neque voluntate ulla neque spe motus umquam, etiam ex Britannia deducere exercitum cogitavit, nec nisi verecundia, ne obtrectare parentis gloriae videretur, destitit. Ponti modo regnum, concedente Polemone, item Alpium regnum, defuncto Cottio, in provinciae formam redegit. Peregrinationes duas omnino suscepit, Alexandrinam et Achaicam; sed Alexandrina ipso profectionis die destitit, turbatus religione simul ac periculo. Nam cum, circumitis templis, in aede Vestae resedisset, consurgenti ei primum lacinia obhaesit, deinde tanta oborta caligo est, ut dispicere non posset. In Achaia Isthmum perfodere adgressus, praetorianos pro contione ad inchoandum opus cohortatus est, tubaeque signo dato primus rastello humum effodit et corbulae congestam humeris extulit.

Svetonio

Nerone, mai sollecitato nè da alcuna aspirazione nè da alcuna volontà di accrescere e ingrandire l’impero, pensò anche di condurre via l’esercito dalla Britannia, desistette solo per vergogna, affinché non sembrasse profanare la gloria paterna. Ridusse in provincia soltanto il regno del Ponto, perché lo concedeva Polemone, e parimenti il regno delle Alpi, dopo che Cozio era morto. Intraprese solamente due viaggi, quello Alessandrino e quello Acaico; ma al viaggio Alessandrino rinunciò il giorno stesso della partenza, turbato dal timore religioso e nello stesso tempo dal pericolo. Infatti dopo che, fatto il giro dei templi, si era seduto nel santuario di Vesta, dapprima, alzandosi, il lembo rimase impigliato, poi si levò una nebbia così densa che non riusciva a vedere. In Acaia, cominciando a scavare l’Istmo, davanti all’assemblea esortò i pretoriani a iniziare l’opera, e dato un segnale di tromba, per primo scavò con un piccolo rastrello e sollevò sulle spalle il carico della cestella.