Romolo fonda Roma

Narrant priori Remo augurium venisse, sex vultures; iam nuntiato hoc augurio, cum duplex numerus Romulo se ostendisset, sua multitudo utrumque regem consalutaverat: si tempore regnum trahendum erat, Remus rex creari debebat, si, vero, numero avium, Romulus. Inde cum altercatione congressi, certamine irarum ad caedem vertuntur; ibi in turba ictus Remus cecidit. Plerique tradunt, contra, ludibrio fratris Remum novos muros transiluisse; inde ab irato Romulo (cum verbis quoque increpitans adiecisset: «Sic deinde morietur, quicumque alius transiliet moenia mea») Remum interfectum esse. Ita solus potitus est imperio Romulus, quamquam fratris nece commovebatur; condita urbs conditoris nomine appellata est Roma. Romulus Palatium primum, in quo ipse erat educatus, muniit et statim sacra omnibus diis Albano ritu fecit.

Livio

Raccontano che il presagio, sei avvoltoi, giunse a Remo per primo; quando questo presagio era già stato annunciato, essendosi mostrato a Romolo un numero doppio, la propria moltitudine aveva salutato re l’uno e l’altro: se si doveva attribuire il potere regio in base al tempo, Remo doveva essere nominato re, se, invece, in base al numero di uccelli, (doveva essere nominato re) Romolo. Essendosi quindi scontrati con un diverbio, dallo scontro delle indignazioni furono spinti alla strage; là Remo, colpito, cadde nella mischia. Parecchi tramandano, invece, che Remo, per scherno del fratello, scavalcò le nuove mura; quindi Remo fu ucciso da Romolo adirato (dopo che ebbe aggiunto, inveendo anche a parole: «D’ora in avanti così morirà chiunque altro scavalcherà le mie mura»). Così Romolo si impadronì da solo del potere, sebbene fosse turbato dalla morte del fratello; la città, dopo che fu fondata, fu chiamata Roma dal nome del fondatore. Romolo per prima cosa fortificò il Palatino, sul quale egli stesso era stato allevato, e subito compì sacrifici a tutti gli dèi secondo il rito Albano.