Scambio di lettere tra Alessandro Magno e il suo maestro Aristotele

Alexander cum exercitum omnem prope Asiam armis tenebat regemque ipsum Dareum proeliis et victoriis urgebat, quosdam Aristotelis libros in vulgus ab ipso auctore editos esse cognovit. In illis tantis negotiis litteras ad Aristotelem misit in qua scripserat non eum recte fecisse, quod disciplinas, quibus ab eo ipse eruditus esset, libris foras editis involgavisset: «Nam qua» inquit «alia re praestare ceteris potero, si ea, quae ex te accepi, omnium prosus fient communia? Nam ego ceteris doctrina anteire malo quam copiis atque opulentiis». Rescripsit ei Aristoteles ad hanc sententiam: «Libri illi, quos editos a me esse quereris, neque editi sunt neque non editi, quoniam his solis cognobiles erunt, qui nos audiverunt».

Gellio

Alessandro, quando con le armi teneva l’intero esercito nei pressi dell’Asia e pressava lo stesso re Dario con battaglie e vittorie, seppe che alcune opere di Aristotele erano state divulgate pubblicamente dallo stesso autore. Durante quegli affari tanto importanti, inviò una lettera ad Aristotele in cui aveva scritto che non aveva fatto bene ad aver reso pubbliche, avendo divulgato i libri in pubblico, le discipline in cui egli stesso era stato istruito da lui (= riferito ad Aristotele): «Infatti in qualche altro modo» disse «potrò essere superiore agli altri, se quelle cose, che ho appreso da te, diventeranno beni pubblici di tutti? Infatti io preferisco superare gli altri in cultura piuttosto che in armate e ricchezze». A questo pensiero Aristotele gli scrisse in risposta: «Quei libri, che lamenti essere stati pubblicati da me, non sono stati né divulgati né non divulgati, poiché saranno comprensibili soltanto a questi che mi hanno ascoltato».