Sono distrutto dal dolore

Prid. Kal. Dec. Dyrrhachii Tullius s. d. Terentiae suae et Tulliae et Ciceroni Accepi tres epistulas, quas ego lacrimis prope delevi; conficior enim maerore, mea Terentia, nec meae miseriae me magis excruciant quam tuae vestraeque; ego autem hoc miserior sum quam tu, quae es miserrima, quod ipsa calamitas communis est utriusque nostrum, sed culpa mea propria est. Meum fuit officium vel legatione vitare periculum vel diligentia et copiis resistere vel cadere fortiter: hoc miserius, turpius, indignius nobis nihil fuit. Quare cum dolore conficior, tum etiam pudore: pudet enim me uxori meae optimae, suavissimis liberis virtutem et diligentiam non praestitisse; nam mihi ante oculos dies noctesque versatur squalor vester et maeror et infirmitas valetudinis tuae; spes autem salutis pertenuis ostenditur. Inimici sunt multi, invidi paene omnes: eicere nos magnum fuit, excludere facile est; sed tamen, quamdiu vos eritis in spe, non deficiam, ne omnia mea culpa cecidisse videantur.

Cicerone

Il 30 Novembre a Durazzo, Tullio saluta la sua Terenzia, Tullia e Cicerone. Ho ricevuto tre lettere, che ho quasi cancellato con le lacrime; infatti sono logorato dal dolore, o mia Terenzia, e le mie sciagure non mi tormentano più delle tue e vostre; ma io sono più sventurato di te, che sei assai sventurata, poiché la disgrazia stessa è comune a ciascuno di noi due, ma la colpa è solo mia. Sarebbe stato compito mio o evitare il pericolo con la legazione o resistere con diligenza con le truppe o cadere con valore: niente per me è stato più sciagurato, più vergognoso, più indegno di ciò. Per questo sono logorato non solo dal dolore, ma anche dalla vergogna: infatti mi vergogno di non aver prestato virtù e attenzione alla mia ottima moglie, ai dolcissimi figli; infatti giorno e notte ho davanti agli occhi la vostra desolazione, la tristezza e la precarietà del tuo stato di salute; invece si mostra una molto debole speranza di salvezza. I nemici sono molti, quasi tutti invidiosi: è stato difficile cacciarmi, è facile escludermi; ma tuttavia, fintanto che spererete (lett: “fintanto che sarete nella speranza”), non mi perderò d’animo, affinché non sembri che ogni cosa sia accaduta per colpa mia.