Temistocle mette a tacere un uomo fastidioso

«Saepe interfui – inquit Cato – querellis aequalium meorum, qui senectutem deplorabant quod voluptatibus carerent et spernerentur a iunioribus. Sed in hominum moribus est culpa, non in aetate. Moderati enim senes et humani tolerabilem senectutem agunt. Sed fortasse dixerit quispiam mihi propter opes et copias et dignitatem meam tolerabiliorem mihi senectutem videri. Sit sane istud quidem aliquid, sed nequaquam in isto sunt omnia. Themistocles, cum Seriphius quidam in iurgio dixisset eum adsecutum esse splendorem non virtutis suae, sed patriae gloria, respondit: «Ego quidem, si Seriphi natus essem, clarus non fuissem; sed tu, Atheniensis esses, clarus numquam fuisses!». Quod eodem modo de senectute dici potest. Nec enim in summa inopia levis esse senectus potest nec in summa copia non gravis.»

Cicerone

«Mi sono spesso trovato in mezzo – disse Catone – alle lamentele dei miei coetanei, che si lamentavano della vecchiaia, poiché mancava di piaceri ed era disprezzata dai più giovani. Ma la colpa è nei costumi degli uomini, non nell’età. Infatti gli anziani moderati e civili trascorrono una vecchiaia sopportabile. Ma forse qualcuno potrebbe dire che a me la vecchiaia sembra più sopportabile per le mie sostanze, le mie ricchezze e il mio prestigio. Ammettiamo pure che questo sia qualcosa, ma in questo non c’è affatto tutto. Temistocle, avendo detto un tale di Serifo durante un diverbio che lui aveva conseguito la fama non per il suo valore, ma per la gloria paterna, rispose: «Senza dubbio io, se fossi nato a Serifo, non sarei stato illustre; ma tu, se fossi stato di Atene, non saresti mai stato illustre!». Allo stesso modo ciò può essere detto riguardo alla vecchiaia. Infatti la vecchiaia né può essere lieve nell’estrema povertà, né (può essere) non pesante nell’estrema ricchezza».