Un Achille Romano

Q. Occius […] propter fortitudinem Achilles cognominatus est: nam ut reliqua eius opera non exsequar, abunde tamen duobus factis, quae relaturus sum, quantus bellator fuerit cognoscetur. Q. Metello consuli legatus in Hispaniam profectus, Celtibericum sub eo bellum gerens, postquam cognovit a quodam iuvene gentis huius se ad pugnam provocari, relicta mensa – erat enim illi forte posita -, arma sua extra vallum deferri equumque educi clam iussit, ne a Metello inpediretur, et illum Celtiberum insolentissime obequitantem consectatus interemit detractasque corpori eius exuvias ovand laetitia in catra retulit. Idem Pyrresum nobilitate ac virtute omnes Celtiberos praestantem, cum ab eo in certamen pugnae devocatus esset, succumbere sibi coegit.

Valerio Massimo

Quinto Occio […] fu soprannominato Achille per il suo coraggio: infatti per non narrare tutte le altre imprese, tuttavia chiaramente dai due fatti che sto per riferire, si conoscerà che valoroso guerriero sia stato. Andato come luogotenente in Spagna durante il consolato di Quinto Metello, combattendo sotto di lui la guerra contro i Celtiberi, dopo aver saputo che veniva sfidato a battaglia da un giovane di quella popolazione, lasciata la tavola da pranzo – infatti per caso era apparecchiata per lui -, ordinò di nascosto di condurre il cavallo e di portare le sue armi al di là del vallo, per non essere fermato da Metello, e, raggiunto quel Celtibero che cavalcava con molta superbia, lo uccise e riportò nell’accampamento, esultante di gioia, le spoglie strappate al suo cadavere. Lo stesso costrinse Pirreso, che superava tutti i Celtiberi per fama e valore, essendo stato da costui sfidato allo scontro, a sottomettersi a lui.