Un tragico esempio di credulità e gelosia

Maritus quidam cum diligeret coniugem togamque iam filio pararet, seductus est in secretum a liberto suo, sperante se heredem suffici. Qui, cum de puero aliqua falsa dixisset et plura de flagitiis castae mulieris, adiecit adulterum quendam domum ventitare. Quaecumque servus dixerat, dominus credidit: incensus falso uxoris crimine simulavit iter ad villam, clamque in oppido subsedit. Deinde noctu subito ianuam iniit, cubiculum petens, in quo mater dormire filium iusserat. Irae furentis impetum nulla ratione sustinens, ad lectum vadit, temptat in tenebris caput. Ut sentit caput tonsum, iniuriam non patitur et gladio pectus transfigit nihil respiciens. Lucerna adlata, simul aspexit filium et uxorem dormientem, quae sopita primo somno nihil senserat. Tunc intolerabili dolore incubuit ferro quod ipsa credulitas strinxerat.

Fedro

Un marito, che amava la moglie e già preparava al figlio la toga, venne condotto in un luogo appartato da un suo liberto, che sperava di essere nominato erede. Costui, dopo aver detto alcune falsità sul ragazzo e moltissime sulle azioni scandalose della casta moglie, aggiunse che un amante frequentava abitualmente la casa. Qualunque cosa il servo dicesse, il padrone la credette: infiammato dal misfatto, non vero, della moglie, finse un viaggio nella casa di campagna, e si fermò di nascosto in città. Poi di notte entrò all’improvviso in casa, dirigendosi nella camera da letto, in cui la madre aveva ordinato al figlio di dormire. Non riuscendo a frenare in nessun modo l’impeto della sua ira furente, andò vicino al letto, nell’oscurità toccò una testa. Quando sentì un capo rasato, non sopportò l’offesa e trafisse il petto col gladio senza guardare oltre. Portata una lucerna, vide contemporaneamente il figlio e la moglie che dormiva, la quale, assopita nel primo sonno, non aveva sentito nulla. Allora per l’insopportabile dolore si buttò sulla spada che la sua stessa credulità aveva sguainato.