Una gara tra gli dèi

Inter Neptunum et Minervam certatio erat quia uterque primus oppidum in terra Attica condere cupiebat. Minerva Neptuno dicebat: «Prima oppidum in Attica condam quod ex Iovis capite genita sum. Dea sapientiae et artium existimor et omnes homines numini meo honores tribuunt». Minervae Neptunus respondebat: «Ego quoque eiusdem Iovis propinquus sum marisque imperium teneo: primus oppidum in Attica condam. Sed certamen cupis, ergo certabimus: qui Atticae civibus utilius donum dederit, primus oppidum condet». Ei Iovem iudicem habere constituerunt. Minerva oleam sevit, Neptunus equum Atticae incolis dedit. Iuppiter Minervae donum Atticae utilius iudicavit. Neptunus ira motus in eam terram mare mittere coepit et omnem Atticam undis obruturus erat sed Mercurius Iovis iussu eum consilio suo prohibuit. Itaque Minerva ex suo nomine oppidum Athenas condidit.

Igino

Tra Nettuno e Minerva c’era una gara, poiché entrambi desideravano fondare per primi una città nel territorio dell’Attica. Minerva diceva a Nettuno: «Fonderò per prima una città nell’Attica perché sono nata dalla testa di Giove. Sono considerata la dea della saggezza e delle arti e tutti gli uomini tributano onori alla mia potenza». Nettuno rispondeva a Minerva: «Anche io sono parente dello stesso Giove e ho il dominio del mare: fonderò per primo una città in Attica. Ma desideri una gara, quindi gareggeremo: qui darà il dono più utile ai cittadini dell’Attica, fonderà per primo la città». Decisero di avere come giudice per essa (= riferito alla gara) Giove. Minerva piantò un olivo, Nettuno diede un cavallo agli abitanti dell’Attica. Giove ritenne il dono di Minerva più utile per l’Attica. Nettuno, spinto dall’ira, cominciò a mandare il mare su quel territorio e stava per ricoprire d’acqua l’intera Attica ma Mercurio, per ordine di Giove, lo fermò da quel proposito. E così Minerva dal suo nome fondò la città di Atene.