Una vendetta dai rovinosi effetti collaterali

Dum sese aper volutat, turbavit vadum quo equus sedare sitim solitus erat. Hinc orta lis est. Sonipes, iratus apro, auxilium petiit hominis; quem dorso levans rediit ad hostem laetus. Hunc telis eques postquam interfecit, sic locutus est: «Laetor tulisse auxilium me precibus tuis; nam praedam cepi et didici quam sis utilis». Atque ita homo equum coegit frenos invitum pati. Tum maestus ille: «Parvae rei vindictam quaerendo servitutem – flebile dictu – demens repperi». Haec fabula iracundos admonebit potius esse inpune laedi quam dedi alteri.

A scuola di latino – Pag.69 n.4 – Fedro

Un cinghiale, mentre si rotolava, rese torbido un bassofondo dove un cavallo era solito spegnere la sete. Per questo scoppiò un litigio. Il destriero, in collera col cinghiale, chiese l’aiuto dell’uomo; portandolo in alto sul dorso ritornò, lieto, dal nemico. Il cavaliere dopo averlo ucciso con le frecce, parlò in questo modo: “Mi rallegro di aver portato aiuto alle tue preghiere; infatti ho catturato una preda ed ho appreso quanto tu sia utile”. E così l’uomo costrinse il cavallo a sopportare, suo malgrado, il morso. Allora quello mesto: “Cercando la vendetta di una piccola offesa, da insensato mi sono procurato, triste a dirsi, la schiavitù”. Questa favola ricorderà agli iracondi che è meglio essere offesi impunemente che affidarsi ad un altro.