Vittoria dei Romani su Filippo di Macedonia

Philippus cum paucis peditum equitumque primo tumulum altiorem inter ceteros cepit unde videret quae in laeva parte suorum fortuna esset; deinde postquam omnes suos milites fugisse animadvertit et omnia circa iuga signis atque armis fulgere, tum et ipse acie excessit. Consul Titus Quinctius Flamininus cum institisset cedentibus, repente quia erigentes hastas Macedonas conspexerat, incertus quidnam pararent, primum agmen constituit; deinde, ut accepit hunc morem esse Macedonum tradentium sese, parcere (+ dat.) victis in animo habebat. Ceterum milites qui nesciebant ab hoste pugnam omissam esse et quid imperator vellet, impetum in eos fecerunt et primis caesis ceteri in fugam dissipati sunt. Rex effuso cursu Tempe petit. Ibi ad Gonnos diem unum substitit. Romani victores in castra hostium spe praedae inrumpunt.

Livio

Filippo con pochi fanti e cavalieri per prima cosa occupò la collina più alta tra le altre da dove vedesse quale fosse la sorte dei suoi nella parte sinistra; poi, dopo che si rese conto che tutti i suoi soldati erano fuggiti e che tutte le cime intorno brillavano di insegne e di armi, allora si allontanò anche lui dal campo di battaglia. Il console Tito Quinzio Flaminino, dopo che ebbe incalzato quelli che si ritiravano, all’improvviso, poiché aveva visto i Macedoni che alzavano le lance, titubante su cosa mai tramassero, fermò la prima schiera; poi, come seppe che questa era l’usanza dei Macedoni quando si arrendono, aveva intenzione di risparmiare i vinti. Del resto i soldati, che non sapevano che dal nemico la battaglia fosse stata abbandonata e cosa volesse il generale, fecero impeto contro di loro e, essendo stati fatti a pezzi i primi, gli altri si dispersero in fuga. Il re con una corsa sfrenata si diresse a Tempe. Lì si fermò un solo giorno presso Gonni. I Romani vincitori fanno irruzione nell’accampamento dei nemici con la speranza di bottino.