L’asino e il leone

Qui, virtutis expers, verbis inanibus gloriam iactat, ignotos fallit, sed notis ludibrio est. Leo, cum venari vellet asello comite, contexit illum frutice et admonuit ut insueta voce terreret feras, cum fugientes ipse exciperet. Asinus clamorem totis viribus tollit novoque miraculo turbat bestias. Quae dum paventes exitus notos petunt, leonis adfliguntur horrendo impetu. Qui postquam caede fessus est, asinum evocat iubetque vocem premere. Tunc ille insolens: «Qualis videtur opera tibi vocis meae?». «Insignis – inquit – sic ut, nisi novissem tuum animum genusque, simili fugissem metu. Sed bene te novi».

Fedro

Colui che, privo di valore, vanta la gloria con parole inutili, inganna quelli che non lo conoscono, ma è motivo di derisione per quelli che lo conoscono. Un leone, volendo cacciare con un asinello come compagno, lo coprì con delle frasche e lo esortò a spaventare con l’insolito verso gli animali, mentre lui stesso li catturava mentre fuggivano. L’asino lancia un raglio con tutte le forze e turba gli animali con l’insolito portento. Queste, mentre temendo cercano le note uscite, vengono abbattute dall’orrendo assalto del leone. Questo, dopo che è stanco per la fuga, chiama l’asino e gli ordina di bloccare la voce. Allora quello sfrontato: «Come ti sembra l’opera della mia voce?». «Straordinaria – dice – così che, se non conoscessi la tua indole e razza, sarei fuggito con una simile paura. Ma ti conosco bene».