Orazio Coclite rimane da solo

Horatius vadit inde in primum aditum pontis, insignisque inter conspecta cedentium pugna terga obversis comminus ad ineundum («a ingaggiare») proelium armis (observis … armis, «rivolte le armi»), ipso miraculo audaciae obstupefecit hostes. Duos («Due») tamen cum eo pudor tenuit, Sp. Larcium ac T. Herminium, ambos claros genere factisque. Cum his primam periculi procellam et quod tumultuosissimum pugnae erat («la parte più tumultuosa della battaglia») parumper sustinuit; deinde eos quoque ipsos exigua parte pontis relicta (exigua … relicta, «rimasta una piccola parte del ponte») cedere in tutum coegit. Circumferens («Volgendo») inde truces minaciter oculos ad proceres Etruscorum, nunc singulos provocabat, nunc increpabat omnes: «Serui regum superborum, vestrae libertatis immemores estis et alienam libertatem oppugnatum venitis».

Orazio quindi avanzò verso l’imboccatura del ponte e, riconoscibile tra le schiene distinte di coloro che fuggivano dalla battaglia, rivolte le armi per ingaggiare subito battaglia, stupì i nemici con il suo stesso portento di coraggio. Tuttavia il pudore trattenne assieme a lui due, Spurio Larcio e Tito Erminio, entrambi illustri per stirpe e imprese. Assieme a costoro sostenne per un po’ il primo assalto del pericolo e la parte più tumultuosa della battaglia; quindi, rimasta una piccola parte del ponte, costrinse anche loro stessi a mettersi in salvo. Volgendo dunque minacciosamente i truci occhi ai maggiorenti degli Etruschi, ora li sfidava uno a uno, ora li scherniva tutti: «Siete servi di re superbi, immemori della vostra libertà e venite ad assalire la libertà altrui».