Alessandro viene salutato come figlio del dio Ammone

Alexander ad Iovis Ammonis aedem pergit, consulturus et de eventibus futurorum et de origine sua. Namquam mater eius Olympias viro suo Philippo dixerat: «Alexandrum non e te, sed ex serpente ingentis magnitudinis concepi». Philippus igitur ultimo vitae suae tempore palam praedicaverat: «Alexander filius meus non est». Qua ex causa uxorem repudio dimiserat. Igitur Alexander, cupiens originem divinam acquirere et simul matrem infamia liberare, per legatos quos praemiserat subornavit antistites et iussit: «Vos me deum appellare debetis!». Antistites regis timore oboediverunt: nam, cum Alexander in templum pervenit, statim eum salutaverunt ut Ammonis filium. Postea ille, laetus dei adoptione, eos interrogavit de ultione interfectorum parentis sui. Antistites igitur responderunt: «Pater tuus, quod deus est, nec interfici nec decedere potest». Sic regis Philippi per antistites ultio plane peracta est.

Alessandro si diresse al tempio di Giove Ammone, per consultarlo sia sull’esito degli eventi futuri sia sulla sua origine. Infatti sua madre Olimpia aveva detto a suo marito Filippo: «Ho concepito Alessandro non da te, ma da un serpente di enorme grandezza». Dunque Filippo nell’ultimo periodo della sua vita aveva dichiarato apertamente: «Alessandro non è figlio mio». Per questo motivo aveva ripudiato la moglie. Perciò Alessandro, desiderando procurarsi un’origine divina e al contempo liberare la madre dalla cattiva reputazione, tramite degli ambasciatori, che aveva mandato avanti, corruppe i sommi sacerdoti e ordinò: «Voi dovete chiamarmi dio!». I sommi sacerdoti obbedirono per paura del re: infatti, quando Alessandro giunse nel tempio, subito lo salutarono come figlio di Ammone. Poi egli, contento per l’adozione del dio, li interrogò sulla vendetta per gli uccisori di suo padre. I sommi sacerdoti dunque risposero: «Tuo padre, poiché è un dio, non può né essere ucciso né morire». Così la vendetta del re Filippo fu del tutto condotta a termine per mezzo dei sommi sacerdoti.