Gli elefanti

Ad reliqua transeamus animalia et primum terrestria. Maximum est elephans proximumque humanis sensibus, quippe intellectus illi est sermonis patrii et imperiorum oboedientia, officiorum quae dicere memoria, amoris et gloriae voluptas, immo vero ea, quae etiam in homine rara sunt, probitas, prudentia, aequitas, religio quoque siderum soliisque ac lunae veneratio. Auctores sunt in Mauretaniae saltibus ad quendam amnem, cui nomen est Amilo, nitiscente luna nova, greges eorum descendere ibique se purificantes solemniter aqua circumspergi atque, ita salutato sidere, in silvas reverti, vitulorum fatigatos prae se ferentes.

Plinio il Vecchio

Passiamo ora ai rimanenti animali e in primo luogo quelli terrestri. Il più grande, e il più vicino alle facoltà umane, è l’elefante poiché conosce la nostra lingua ed obbedisce agli ordini, fra le qualità che hanno imparato ci sono la memoria, il desiderio di amore e di gloria, anzi anche quelle che sono rare nell’uomo, l’onestà, la prudenza e l’imparzialità, anche la devozione per gli astri e la venerazione del sole e della luna. Garantiscono che nei pascoli della Mauritania un branco di quelli, con la luna nuova, fosse disceso presso un qualche corso d’acqua, che ha nome Amilo, e che qui purificandosi solennemente si cosparsero d’acqua, e salutato così l’astro, tornarono nei boschi portando davanti a loro i cuccioli stanchi.