Abitudini di Vespasiano

Vespasianus ordinem vitae hunc fere tenuit. In principatu maturius semper ac de nocte evigilabat; dein perlectis epistulis officiorumque omnium breviariis, amicos admittebat ac, dum salutabatur, et calciaabat ipse se et amiciebat; postque decisa negotia, quaecumque obvenissent, gestationi et inde quieti vacabat; a secreto in balineum tricliniumque transiliebat. Nec ullo tempore facilior aut indulgentior erat, eaque momenta amici propinquique magno opere captabant ut aliquid ab eo peterent. Et super cenam autem comior erat et multa ioco transifebat; erat enim dicacitatis magnae, etsi scurrilis et dordidae, ut ne praetextatis quidem verbis abstineret. Et tamen nonnulla eius facetiora exstant, in quibus et hoc: Mestrium Florium consularem, qui eum admonuerat ut potius “plaustra” diceret quam “plostra”, postero die “Flaurum” salutavit.

Svetonio

Vespasiano tenne pressappoco questa regola di vita. Durante il principato si svegliava sempre molto presto e nel corso della notte; quindi, lette per intero le lettere e i rapporti di tutti i funzionari, riceveva gli amici e, mentre gli si rendeva omaggio, si vestiva e si infilava i calzari; e dopo aver deciso qualunque affare che fosse sopraggiunto, aveva tempo per una passeggiata in lettiga e poi per un riposo; dal suo luogo appartato passava nel bagno e nella sala da pranzo. In nessun altro momento era più condiscendente e benevolo, e gli amici e i congiunti coglievano proprio quegli istanti per chiedergli qualcosa. E durante il pranzo poi era molto affabile e si comportava in modo molto scherzoso; era infatti di grande mordacità, anche se scurrile e triviale, tanto che non si asteneva neppure da espressioni oscene. E tuttavia permangono alcuni suoi detti piuttosto piacevoli, tra i quali anche questo: l’ex console Mestrio Floro, che gli aveva consigliato di dire “plaustra” piuttosto che “plostra”, il giorno dopo lo salutò col nome di “Flauro”.