Alessandro esorta i suoi soldati a seguirlo

Dixit Alexander militibus suis: «Non in limine operum laborumque nostrorum, sed in exitu stamus. Pervenimus ad solis ortum et Oceanum; nisi obstat ignavia, inde victores, perdomito fine terrarum, revertemur in patriam. Nolite, quod pigri agricolae faciunt, maturos fructus per inertiam amittere e manibus. Maiora sunt periculis praemia: dives eadem et imbellis est regio. Itaque non tam ad gloriam vos duco quam ad praedam. Digni estis qui opes, quas illud mare litoribus invehit, referatis in patriam, digni qui nihil inexpertum, nihil metu omissum relinquatis. Per vos gloriamque vestram, qua humanum fastigium excedetis, perque et mea in vos et in me vestra merita, quibus invicti contendimus, oro quaesoque, ne humanarum rerum terminos adeuntem alumnum commilitonemque vestrum, ne dicam regem, deseratis».

Curzio Rufo

Alessandro disse ai suoi soldati: “Non ci troviamo all’inizio delle nostre fatiche e delle nostre imprese, ma alla fine. Siamo giunti sino al sorgere del sole e all’Oceano; se non ci blocca la pigrizia, di là ritorneremo in patria da vincitori dopo aver soggiogato il limite ultimo del mondo. Non lasciatevi sfuggire dalle mani per indolenza i frutti maturi, questo lo fanno i contadini pigri. I premi sono più grandi dei pericoli: la regione è imbelle e nello stesso tempo ricca. Perciò vi conduco non tanto alla gloria quanto al bottino. Siete degni di riportare in patria le ricchezze che quel mare getta sulle spiagge, siete degni di non lasciare nulla di intentato, nulla di abbandonato per timore. Per voi e per la vostra fama, grazie alla quale andrete oltre la grandezza umana, e per i miei servigi verso di voi e per i vostri verso di me, grazie ai quali abbiamo combattuto mai vinti, vi chiedo e vi prego di non abbandonare, non dico il vostro re, ma vostro figlio e il vostro compagno d’armi che vanno verso i confini delle cose umane”.