Antonio è un nemico della patria peggiore di Tarquinio

Ea quidem quae dixi de Caesare deque eius exercitu iam diu nota sunt nobis. Virtute enim admirabili Caesaris constantiaque militum veteranorum legionumque earum quae optimo iudicio auctoritatem nostram, libertatem populi Romani, virtutem Caesaris secutae sunt (“hanno seguito”), a cervicibus nostris est depulsus Antonius. Sed haec, ut dixi, superiora fuerunt: hoc vero recens edictum D. Bruti quod paulo ante latum est certe silentio non potest manere. Ille enim – dicit – provinciam Galliam retinebit in senatus populique Romani potestate. O civem (“o cittadino”, accusativo esclamativo) memorem sui nominis imitatoremque maiorum! Neque enim Tarquinio expulso maioribus nostris tam fuit optata libertas quam est depulso Antonio. Illi maiores regibus parere iam a condita urbe didicerant: nos post reges exactos servitutis oblivio ceperat. Atque ille Tarquinius quem maiores nostri non tulerunt non crudelis, non impius, sed superbus est habitus et dictus: quod nos vitium in privatis saepe tulimus, id maiores nostri ne in rege quidem ferre potuerunt. L. Brutus regem superbum non tulit: sceleratus atque impius regnabit Antonius? Servabant auspicia reges; quae Antonius consul augurque neglexit, et leges contra auspicia fert.

Ad Litteram – Pag.306 n.12 – Cicerone

Le cose che ho raccontato di Cesare e del suo esercito ci sono note da molto tempo. In realtà, per stimabile coraggio di Cesare e la fermezza dei soldati veterani e di quelle legioni che, con un’ottima scelta, hanno seguito la nostra autorità, la libertà del popolo romano, il coraggio di Cesare, Antonio è stato allontanato dalle nostre teste. Ma queste cose, come ho raccontato, sono passate: invece questo recente ordine di D. Bruto che è stato presentato poco tempo fa sicuramente non può restare nel silenzio. Quello infatti – dice – manterrà la provincia della Gallia in potere del senato e del popolo romano. O cittadino memore del suo nome e simulatore degli avi! Infatti, scacciato Tarquinio, la libertà non fu, dai nostri avi tanto desiderata la libertà quanto lo è dopo che è stato esiliato Antonio. Quegli antenati avevano appreso ad obbedire ai re fin dalla istituzione di Roma: noi, dopo che i re sono stati allontanati, ci aveva preso la dimenticanza della servitù. E quel Tarquinio che i nostri antenati non sopportarono non era crudele, non era crudele, ma ebbe l’aspetto e la nomea di superbo: tale difetto che spesso sopportiamo nei privati, i nostri antenati non poterono sopportarlo neppure in un re. L. Bruto non sopportò un re superbo: Antonio governerà come re da scellerato ed empio? I re rispettavano gli auspici; che Antonio da console e da augure ha ignorato, e propone le leggi contro gli auspici.