Bisogna temere i Catilinari che sono qui a Roma

Quaeris a me ecquid ego Catilinam metuam. Nihil, et curavi ne quis metueret, sed copias illius quas hic video dico esse metuendas; nec tam timendus est nunc exercitus L. Catilinae quam isti qui illum exercitum deseruisse dicuntur. Non enim deseruerunt sed ab illo in speculis atque insidiis relicti in capite atque in cervicibus nostris restiterunt. Hi et integrum consulem et bonum imperatorem et natura et fortuna cum rei publicae salute coniunctum deici de urbis praesidio et de custodia civitatis vestris sententiis deturbari volunt. Quorum ego ferrum et audaciam reieci in campo, debilitavi in foro, compressi etiam domi meae saepe, iudices, his vos si alterum consulem tradideritis, plus multo erunt vestris sententiis quam suis gladiis consecuti.

Esperienze di traduzione – Pag.204 n.1 – Cicerone

Tu mi chiedi se temo Catilina. Niente affatto e ho fatto in modo che nessuno lo temesse, ma le sue truppe che vedo qui dico che devono essere temute; ne ora l’esercito di Lucio Catilina deve essere temuto più di quelli che si dice abbiano abbandonato quell’esercito. Infatti non hanno disertato, ma lasciati da questi in antri o in trappole, restano sul nostro capo e i nostri colli. Questi vogliono allontanare con le vostre sentenze dal presidio della città e dalla protezione della città un console onesto e un bravo condottiero per natura e per sorte legato alla salvezza dello stato. Io ho respinto le armi e l’audacia di quelli nel campo, li ho indeboliti in piazza, spesso li ho schiacciati anche a casa mia, o giudici, se voi consegnerete a giudizio di colpevolezza uno dei consoli, questi otterranno molto di più grazie alle vostre sentenze piuttosto che con le loro aggressioni.