Buoni inizi del regno di Tiberio

Tiberius Caesar civilem modum inter initia regni egit. Ex plurimis maximisque honoribus, nullos, praeter paucos et modicos, recepit. Templa sibi decerni prohibuit; etiam statuas atque imagines sibi poni vetuit, nisi permittente se, permisitque ea sola condicione: ne inter simulacra deorum, sed inter aedium ornamenta ponerentur. Intercessit quominus nomine suo iuraretur neve mensis September «Tiberius» vocaretur. Etiam recusavit quominus Patris patriae cognomine appellaretur. Ac ne Augusti quidem nomen, quamquam ei hereditarium erat, unquam suo nomini addidit nisi in epistulis ad reges ac dynastas Orientis. Cum olim in senatu quidam aliquid de eius rebus gestis blandius, adulatorio more, diceret, non dubitavit eum interpellare ac reprehendere. Quin etiam speciem libertatis quandam induxit et senatui ac magistratibus et maiestatem et potestatem pristinas conservavit neque ullo modo impedivit quin senatores suis officiis fungerentur et libere sententiam suam dicere possent.

Ad Limina (2) – Pag.253

Tiberio Cesare durante gli inizi del regno si comportò come un normale cittadino. Dei tanti e grandissimo onori, ne accettò alcuni, per di più pochi e modesti. Proibì che gli venissero dedicati templi; vietò anche che non gli venissero poste statue ed effigi, se non con il suo permesso, e lo permise a questa sola condizione: che non venissero poste tra le statue degli dei, ma tra gli ornamenti dei templi. Non volle che si giurasse a suo nome e che il mese di Settembre venisse chiamato «Tiberio». Rifiutò anche di essere chiamato con il soprannome di “padre della patria”. E neppure mai aggiunse al suo nome il nome di Augusto, sebbene l’avesse avuto in eredità, se non nelle lettere ai re e ai sovrani d’Oriente. Un giorno, mentre un tale diceva qualcosa alquanto lusinghevolmente riguardo le sue [= di Tiberio] imprese, secondo il costume adulatorio, non esitò a interromperlo e a riprenderlo. Inoltre introdusse una sembianza di libertà e al senato e ai magistrati conservò l’antico potere e autorità e non impedì in nessun modo che i senatori adempiessero i loro compiti e potessero esprimere liberamente il proprio parere.