Cesare e Pompeo si dirigono verso Antonio

Diversa sibi uterque consilia capit: Caesar, quo celerius se cum Antonio coniungeret, Pompeius, ut copiis venientibus in itinere se opponeret et imprudentes ex insidiis invaderet; eodemque die uterque eorum ex castris a flumine Apso exercitum educunt, Pompeius clam et noctu, Caesar palam atque interdiu. Sed Caesari iter erat longius, ut flumen transire (“oltrepassare”) posset. Pompeius, qui trans flumen copias ducere non debebat, magnis itineribus ad Antonium contendit. Pompeius cum eum adpropinquare cognovit, idoneum locum delegit ubi copias conlocavit, et ignes accendere in castris prohibuit, quo occultior esset eius adventus. Sed Antonius, hoc consilio per Graecos cognito, missis ad Caesarem nuntiis, unum diem sese castris tenuit, altero die ad eum pervenit Caesar.

Cesare

Ciascuno dei due prese per sé decisioni diverse: Cesare, per congiungersi più rapidamente con Antonio, Pompeo, per opporsi a quelli che sopraggiungevano durante la marcia e assalirli, ignari, a tradimento; nel medesimo giorno entrambi condussero l’esercito fuori dagli accampamenti presso il fiume Apso, Pompeo di nascosto e di notte, Cesare apertamente e di giorno. Ma per Cesare la marcia era più lunga, per poter oltrepassare il fiume. Pompeo, che non doveva condurre le truppe al di là del fiume, a marce forzate si diresse contro Antonio. Pompeo, quando seppe che si avvicinava, scelse un luogo adatto dove posizionò le truppe e vietò di accendere fuochi nell’accampamento, affinché il suo arrivo fosse più nascosto. Ma Antonio, appresa questa decisione tramite i Greci, mandati messaggeri a Cesare, si trattenne un solo giorno nell’accampamento, Cesare arrivò da lui il giorno seguente.