Cicerone attacca gli amici di Catilina

In his gregibus omnes aleatores, omnes adulteri, omnes inpuri inpudicique versantur. Hi pueri tam lepidi ac delicati non solum amare et amari neque saltare et cantare, sed etiam sicas vibrare et spargere venena didicerunt. Verum tamen quid sibi isti miseri cupiunt? Num secum suas mulierculas in castra ducturi sunt? Quem ad modum autem illis carere poterunt (fut. ind. di possum) his praesertim iam noctibus? Quo autem pacto illi Appenninum atque illas pruinas ac nives tolerabunt? Instruite nunc, Quirites, contra has tam praeclaras Catilinae copias vestra praesidia vestrosque exercitus. Et primum gladiatori illi confecto et saucio consules imperatoresque vestros opponite; deinde contra illam naufragorum eiectam ac debilitatam manum florem totius Italiae ac robur educite. Neque ego ceteras copias, ornamenta, praesidia vestra cum illius latronis inopia atque egestate conferre (“confrontare”) debeo.

Cicerone

In queste schiere si trovano tutti i giocatori d’azzardo, tutti gli adulteri, tutti i corrotti e gli immorali. Questi fanciulli così graziosi e delicati hanno imparato non solo ad amare e ad essere amati, a danzare e a cantare, ma anche a brandire pugnali e versare veleni. Tuttavia, in verità, cosa desiderano per sé questi sciagurati? Hanno forse intenzione di portare con sé nell’accampamento le loro donnette? Come potranno privarsi di loro soprattutto adesso in queste notti? In che modo quelli sopporteranno l’Appennino e quel gelo e quelle nevi? Ora, o Quiriti, schierate le vostre guarnigioni e i vostri eserciti contro queste tanto egregie armate di Catilina. E per prima cosa opponete i vostri consoli e generali a quel gladiatore stremato e ferito; quindi conducete fuori la parte migliore e il nerbo dell’intera Italia contro quella banda esausta e debilitata di naufraghi. E io non devo confrontare le altre vostre armate, i vostri equipaggiamenti, i vostri presidi con la carenza di mezzi e l’indigenza di quel bandito.