Cicerone, designato governatore della Cilicia, scrive al suo predecessore

Cum et contra voluntatem meam et praeter opinionem accidisset ut mihi cum imperio in provinciam proficisci necesse esset, in multis et variis molestiis cogitationibusque meis haec una consolatio occurrebat, quod neque tibi amicior quam ego sum quisquam posset succedere neque ego ab ullo provinciam accipere possem quam maxime mihi aptam explicatamque. Quod si tu quoque eandem de mea voluntate erga te spem habes, ea te profecto numquam fallet. A te pro nostra summa coniunctione tuaque singulari humanitate etiam atque etiam quaeso et peto ut, quibuscumque rebus poteris, prospicias et consulas rationibus meis.

Maiorum Lingua C – Cicerone

Dal momento che contro la mia volontà e al di là del parere comune è accaduto che io debba inevitabilmente partire per la provincia con pieni poteri, tra molti e vari miei fastidi e preoccupazioni mi si presentava questo solo conforto, cioè che non potesse succedere nessuno più amico di quanto io sia, né che io potessi ricevere da alcuno una provincia che è stata predisposta e ben regolata benissimo per me. Se anche tu hai le medesime aspettative circa la mia intenzione nei tuoi riguardi, non ti sfugge mai certo. In nome della nostra comune amicizia e della tua straordinaria generosità, in qualunque situazione potrai trovarti (e ti troverai, del resto, in moltissime) ti chiedo e scongiuro sempre più di guardare e consigliarmi alle regole cui devo attenermi.