Il saggio non si abbandona al dolore

Non affligitur sapiens liberorum amissione, non amicorum; eodem enim animo fert illorum mortem quo suam exspectat; non magis hanc timet quam illam dolet. Virtus enim convenientia constat: omnia opera eius cum ipsa concordant et congruunt. Haec concordia perit si animus, quem excelsum esse oportet, luctu aut desiderio summittitur. Inhonesta est omnis trepidatio et sollicitudo, in ullo actu pigritia; honestum enim securum et expeditum est, interritum est, in procinctu stat. ‘Quid ergo? non aliquid perturbationi simile patietur? non et color eius mutabitur et vultus agitabitur et artus refrigescent? et quidquid aliud non ex imperio animi, sed inconsulto quodam naturae impetu geritur?’ Fateor; sed manebit illi persuasio eadem, nihil illorum malum esse nec dignum ad quod mens sana deficiat. Omnia quae facienda erunt audaciter faciet et prompte.

Esperienze di traduzione – Pag.229 n.11 – Seneca

Il saggio non si addolora per la perdita dei figli o degli amici; sopporta la loro morte con lo stesso spirito con cui aspetta la sua; non teme questa, di quella non si duole. La virtù è fatta di armonia: tutte le opere del saggio sono a essa conformi e consone. Questa, però viene a mancare se lo spirito, che deve mantenersi al di sopra di tutto, si lascia sopraffare dai lutti o dal rimpianto. Tutte le ansie, le preoccupazioni, l’inerzia operativa sono contrarie alla virtù; la virtù è serena, libera, imperturbabile, pronta al combattimento. “E come? Il saggio non si turberà mai? Non sbiancherà in viso, non avrà l’espressione sconvolta, non rabbrividirà? Non avrà nessun’altra di quelle manifestazioni originate da un inconsulto impulso naturale e non dai comandi della ragione?” Certo; ma sarà sempre convinto che non si tratti di un male e che di fronte a esso una mente sana non debba soccombere. Farà quanto deve con coraggio e prontezza.