Lo studio prima di tutto

Carneades laboriosus et diuturnus sapientiae miles fuit, si quidem XC annos vixit ac philosophia usus est. Cum ad mensam recubuisset, cogitationibus inhaerens, manum ad cibum porrigere obliviscebatur. Sed ei Melissa, quam uxoris loco habebat ne studia interpellaret, dexteram suam necessariis usibus aptabat. Ergo vita fruebatur animum tantum adhibens, corpore vero quasi alieno et supervacuo neglecto. Idem, cum Chrysippo disputaturus, elleboro se ante purgabat ut ingenium suum adtentius expromeret. Tam fastidiosas potiones amor gloriae adpetendas effecit! Eodem studio flagravit Anaxagoras, qui cum e diutina peregrinatione patriam repetisset possessionesque desertas vidisset, «Non essem», inquit, «ego salvus, nisi istae perissent». Nam si praediorum potius quam ingenii culturae vacasset, ad eos sapientior non redisset.

Valerio Massimo

Carneade fu un attivo e longevo soldato del sapere, se è vero che visse fino a novant’anni e studiò la filosofia. Dopo che si era messo a tavola, essendo assorbito dai pensieri, si dimenticava di tendere la mano verso il cibo. Ma Melissa, che aveva come moglie, per non disturbare gli studi, adattava la sua mano destra per le funzioni necessarie. Dunque godeva della vita soltanto con lo spirito, avendo trascurato il corpo quasi estraneo e superfluo. Lo stesso, mentre stava per discutere con Crisippo, prima si depurava con l’elleboro per manifestare più lucidamente il proprio punto di vista. L’amore per la gloria rese desiderabili bevande tanto ripugnanti! Bruciò per la stessa passione Anassagora, il quale, dopo che fu ritornato in patria da un lungo viaggio ed ebbe visto le (sue) proprietà abbandonate, disse: «Non sarei salvo, se queste non fossero andate in rovina». Infatti se si fosse dedicato alla coltivazione dei poderi piuttosto che a quella dell’intelligenza, non sarebbe ritornato da loro più saggio.