Con originale messinscena

Huius facti ne prius fama ad regem quam ipse perveniret, dedit operam. Itaque omnibus insciis eo, ubi erat rex, venit posteroque die Thuyn, hominem maximi corporis terribilique facie, quod et niger et capillo longo barbaque erat promissa, optima veste texit, quam satrapae regii gerere consuerant, ornavit etiam torque atque armillis aureis ceteroque regio cultu. Ipse, agresti duplici amiculo circumdatus hirtaque tunica, gerens in capite galeam venatoriam, dextra manu clavam, sinistra copulam, qua vinctum ante se Thuynem agebat, ut si feram bestiam captam duceret. Quem cum omnes conspicerent propter novitatem habitus ignotamque formam ob eamque rem magnus esset concursus, fuit nonnemo qui agnosceret Thuyn regique nuntiaret. Primo non accredidit: itaque Pharnabazum misit exploratum. A quo ut rem gestam comperit, statim admitti iussit, magnopere delectatus cum facto tum ornatu, inprimis quod nobilis rex in potestatem inopinanti venerat. Itaque magnifice Datamen donatum ad exercitum misit, qui tum contrahebatur duce Pharnabazo et Tithrauste ad bellum Aegyptium.

Cornelio Nepote

S’impegnò affinché la notizia di questa impresa non giungesse al re prima di lui. Perciò all’insaputa di tutti andò là dove si trovava il re, e il giorno seguente ricoprì Tuine, uomo di grossissima corporatura e di aspetto terribile, perché era scuro e con i capelli lunghi e la barba fluente, con la migliore veste che i satrapi regi erano soliti portare, lo fregiò anche con una collana e con braccialetti d’oro e con ogni altra raffinatezza regale. Egli, coperto da un grossolano mantello campagnolo e da una rozza tunica, portando in testa un cappello da cacciatore, con la mano destra una clava, con la sinistra la catena, con questa faceva avanzare davanti a sè Tuine messo in ceppi, come se conducesse una feroce bestia catturata. Poiché tutti osservavano per la novità dell’abbigliamento e per la strana figura, e per questo motivo vi era una grande affluenza, ci fu qualcuno che riconobbe Tuine e lo riferì al re. Dapprima non ci credette: quindi mandò Farnabazo a verificare. Quando da costui venne a conoscenza dell’impresa, ordinò subito di lasciarlo entrare, compiaciuto vivamente non solo per il fatto ma anche per l’abbigliamento, soprattutto perché un nobile re era finito in suo potere quando non se l’aspettava. Perciò omaggiato generosamente Datame lo mandò presso l’esercito, che allora si riuniva per la guerra contro l’Egitto sotto il comando di Farnabazo e di Titrauste.