Dionisio, dio dell’ebbrezza

Deus Dionysus (Dioniso) Iovis et Semeles (di Semele) filius erat. Sua mater e vita excessit, dum eum (lo) gignit (mentre lo partoriva); Iuppiter filium suum consuit in suo crure et eum (lo) aluit. Dionysus crevit et per prata, per montes, per valles, per urbes iter fecit cum Bacchi (Baccha, -ae = Baccante), pulchris puellis. Nemo (Nessuno) Dionysum choreis (chorea, -ae, f. = danza) atque ingenio superaverat, nam deus vinum creaverat. Ille (Egli) bibebat et canebat et saltabat et suam religionem portaverat usque ad Indiam. Descenderet in Inferos, suam matrem ad vitam revocaverat et in Olympo eam (la) collocaverat. Romani deum Bacchum appellabant et sua imagine ille (egli) poterat (poteva) esse senex longa barba (compl. di qualità) vel iuvenis multis capillis (compl. di qualità) cum hederarum et uvarum corona. Romani celebrabant deum Bacchum Bacchanalibus bis (due volte) in anno, autumno, vindemiae (della vendemmia) tempore et vere, florum tempore.

Il dio Dioniso era figlio di Giove e di Semele. Sua madre morì, mentre lo partoriva; Giove cucì suo figlio nella sua coscia e lo allevò. Dioniso crebbe e viaggiò per prati, monti, valli, città assieme alle Baccanti, belle fanciulle. Nessuno aveva superato Dioniso in danze e intelligenza, infatti il dio aveva creato il vino. Egli beveva, cantava, danzava e aveva portato il suo culto fino all’India. Era sceso negli Inferi, aveva riportato in vita sua madre e l’aveva sistemata sull’Olimpo. I Romani chiamavano il dio Bacco e con la sua immagine egli poteva essere un anziano dalla lunga barba o un giovane dai molti capelli con una ghirlanda di edere e uve. I Romani celebravano il dio Bacco durante i Baccanali due volte all’anno, in autunno, nella stagione della vendemmia e in primavera, nella stagione dei fiori.