Dolore dei Persiani per la morte di Alessandro Magno

Omnibus tristes cogitationes volventibus, nox supervenit terroremque auxit. Milites in armis vigilabant. Babylonii, alius e muris, alius e culmine tecti sui prospectabant nec quisquam lumina audebat accendere, et, quia oculorum usus cessabat, fremitus vocesque auribus captabant; ac plerumque vano metu territi, per obscuras semitas alius alii occursabat. Tum cerneres («avresti potuto vedere») Persas, capillis suo more detonsis, in lugubri veste cum coniugibus ac liebris Alexandri mortem lugentes. Persae enim lugere videbantur Alexandrum non ut Macedonem victorem nec hostem, sed ut gentis suae iustissimum regem. Nam sueti sub rege vivere, non alium digniorem, qui imperaret ipsis, fuisse confitebantur. Nec muris urbis luctus continebatur; diceres («avresti potuto dire») enim tanti mali famam pervasisse proximam regionem, deinde magnam partem Asiae cis Euphratem.

Curzio Rufo

Mentre tutti rimuginavano tristi pensieri, sopraggiunse la notte e fece aumentare la paura. I soldati vigilavano in armi. I Babilonesi, gli uni dall’alto delle mura, gli altri dal tetto delle loro case spingevano lontano i loro sguardi, nessuno osava accendere i lumi, e, poiché veniva meno l’utilità della vista, cercavano di cogliere rumori e voci con l’udito; e spesso, spaventati da un infondato timore, si scontravano l’un l’altro per le strade oscure. Allora avresti potuto vedere i Persiani, con i capelli tagliati secondo il loro costume, in abiti da lutto insieme alle mogli e ai figli che piangevano la morte di Alessandro. I Persiani infatti sembravano compiangere Alessandro non come un Macedone nemico e vincitore, ma come il re più giusto del loro popolo. Perchè, abituati a vivere sotto un re, riconoscevano che non c’era stato nessun altro più degno di governarli. Il lutto non veniva trattenuto dalle mura della città; infatti avresti potuto dire che la notizia di una così grande disgrazia avesse invaso la regione più vicina, poi gran parte dell’Asia al di qua dell’Eufrate.