Filemone e Bauci [2a parte]

Anus vultu laetissimo omnia cibaria familiaria ponit in mensam: in fictilibus bacae, olea, ova, caseus, panisque sunt, in canistris uvae, pruna, nuces, in amphoris lac et vinum et in medio favus candidissimus. Tum advenae libenter edunt et bibunt; sed quanto magis bibunt tanto magis vinum crescit, nec minus lactis est in amphora; quanto magis edunt tanto cibaria meliora et plura sunt: caseus suavior, uvae rubriores, pruna maturiora, mel dulcius quam antea, olea et ova sunt plurima. Baucis et Philemon attoniti mirabilissima novitate pavent. Postremo anus ad mariti aurem insusurravit: «Advenae certe non sunt homines mortales! Et cibus melior decet (decet + acc., si addice a) deos!» Erat in area unicus anser, minimae et pauperrimae villae custos; senes animal mactare iam parabant ut cibum meliorem deis praeberet, cum Iuppiter: «Di – inquit – sumus: meritas poenas ob maximam in hospites impietatem vicini vestri luent. Vos autem hominibus et deis devotissimi tectum vestrum relinquite ac nobiscum in summo colle venite!».

Ovidio

L’anziana con un espressione lietissima pone sulla tavola tutti i cibi per la famiglia: nei piatti di terracotta ci sono bacche, olive, uova, formaggio e pane, nei cestelli uva, prugne, noci, nelle anfore latte e vino e al centro un favo bianchissimo. Allora gli stranieri mangiano e bevono con grande piacere; ma quanto più bevono, tanto più il vino aumenta, né c’è meno latte nell’anfora; quanto più mangiano, tanto più i cibi sono migliori e numerosi: il formaggio più gustoso, l’uva più rossa, le prugne più mature, il miele più dolce di prima, le olive e le uova sono di più. Bauci e Filemone restano sbigottiti per la singolarissima novità. Alla fine l’anziana sussurrò all’orecchio del marito: «Senza dubbio gli stranieri non sono uomini mortali! E il cibo migliore si addice agli dei!». Nell’aia c’era un’unica oca, custode della piccolissima e modestissima fattoria; gli anziani si apprestavano già ad uccidere l’animale per offrire un cibo migliore agli dei, quando Giove disse: «Siamo divinità: i vostri vicini sconteranno meritate pene per la grandissima empietà nei confronti degli ospiti. Voi, invece, devotissimi agli uomini e agli dei, lasciate la vostra casa e venite con noi sulla sommità del colle!».