Funesti presagi annunciano la morte di Cesare

Caesari futura caedes evidentibus prodigis denuntiata est. Proximis diebus equorum greges, quos, in traiciendo Rubiconi flumini (Caesar) consecraverat ac vagos et sine custode dimiserat, comperit pertinacissime prabulo abstinere ubertimque flere. Et eum immolantem haruspex Spurinna monuit (ut) caveret periculum, quod non ultra Martias Idus proferretur (quod…proferretur= «che gli si sarebbe presentato»). Pridie autem easdem Idus avem regaliolum cum laureo ramulo Pompeianae curiae se inferrentem, volucres varii generis, ex proximo nemore persecutae, ibidem discerpserunt. Ea vero nocte, cui inluxit dies caedis, ipse Caesar somniavit interdum se afferri supra nubes, alias cum iove dextram iungere. Calpurnia uxor imaginata est conlabi fastigium domus maritumque in gremio suo confodi; ac subito cubicoli fores sponte patuerunt. Ob haec simul et ob infirmam valetudinem diu Caesar cunctatus est ad se contineret et quae ad senatum proposuerat agere, differret. Tandem, Decimo Bruto adhortante, ne patres frequentes ac iam dudum opperientes destitueret, quinta fere hora, progressus est. Dein, pluribus hostiis caesis, introiit curiam, spreta religione Spurinnamque irridens et ut falsum arguens.

Svetonio

Manifesti presagi preannunciarono a Cesare la sua imminente uccisione. Nei giorni precedenti venne a sapere che le mandrie di cavalli, che (Cesare) aveva consacrato al fiume Rubicone nell’attraversarlo e aveva lasciato libere e senza guardiano, si astenevano fermamente dal foraggio e piangevano copiosamente. E l’aruspice Spurinna, mentre egli (=Cesare) compiva un sacrificio, lo ammonì di stare attento al pericolo che gli si sarebbe presentato non oltre le Idi di marzo. Poi, il giorno prima delle stesse Idi, uccelli di specie diverse, giunti da un bosco vicino, fecero a pezzi un piccolo uccello, che si portava verso la curia di Pompeo con un ramoscello d’alloro, proprio in quel luogo. Inoltre durante quella notte, a cui seguì il giorno dell’assassinio, Cesare stesso sognò una volta di volteggiare sopra le nubi, un’altra volta di congiungere la destra con Giove. La moglie Calpurnia sognò che la sommità della casa crollava e che il marito veniva trafitto sul suo grembo; e subito le porte della stanza da letto si aprirono da sole. Per queste cose e insieme per la malferma salute Cesare indugiò a lungo se trattenersi e rimandare quegli affari che aveva stabilito di trattare dinanzi al senato. Alla fine, poiché Decimo Bruto lo esortava a non abbandonare i senatori numerosi e che già aspettavano da tempo, circa all’ora quinta, uscì. Quindi, dopo aver immolato parecchie vittime, entrò in curia, avendo sdegnato il timore religioso e schernendo Spurinna e biasimandolo come bugiardo.