Giugurta assedia Aderbale

Utrique legati digrediuntur. Adherbalis appellandi copia non fuit. Iugurtha, ubi legatos senatus Africa decessisse ratus est neque propter loci naturam Cirtam armis expugnare potest, vallo atque fossa moenia circumdat, turris extruit easque praesidiis firmat; praeterea dies noctesque per vim aut dolis oppidum temptare; defensoribus moenium praemia modo, modo formidimem ostentare, suos hortandos ad virtutem adrigere, prorsus intentus cuncta parare. Adherbal, ubi intellegit omnes suas fortunas in extremo sitas, hostem infestum auxilii spem nullam penuria rerum necessariarum bellum trahi non posse ex iis, qui una Cirtam profugerant, duos maxume impigros delegit; eos multa pollicendo ac miserando casum suum confirmat, uti per hostium munitiones noctu ad proximum mare, dein Romam pergerent, Numidae paucis diebus iussa efficiunt.

Sallustio

Entrambi gli ambasciatori si allontanarono. Non vi fu l’opportunità di conferire con Aderbale. Giugurta, quando ritenne che i delegati del senato fossero andati via dall’Africa e non gli fu possibile espugnare con le armi Cirta per la conformazione naturale della posizione, circondò le mura con un vallo e un fossato, innalzò delle torri e le rafforzò con corpi di guardia; inoltre giorno e notte cercava di persuadere la città con la forza o con l’inganno; prospettava ai difensori delle mura ora ricompense ora orrore, animava i suoi esortandoli al coraggio, insomma sollecito predisponeva tutte quante le cose. Aderbale, quando comprese che tutte le sue fortune erano alla fine, che il nemico era accanito, che non vi era nessuna speranza di aiuto, che non si poteva prolungare la guerra per la mancanza dell’indispensabile, scelse i due uomini più pronti tra quelli che si erano rifugiati a Cirta insieme a lui; li incoraggiò, offrendo molti premi e commiserando la sua sorte, ad affrettarsi di notte attraverso le difese nemiche fino al mare più vicino e poi a Roma. In pochi giorni i Numidi eseguirono i compiti.