Gli Aduatuci deridono i Romani

Primo adventu exercitus nostri Aduatuci crebras ex oppido excursiones faciebant parvulisque proeliis cum nostris contendebant. Postea, cum nostri vallo pedum duodecim in circuitu quindecim milium crebrisque castellis circummuniti essent, hostes oppido se continebant. Ubi vineis actis, aggere exstructo, turrimprocul constitui viderunt, primum inridere ex muro atque increpitare vocibus coeperunt, quod tanta machinatio a tanto spatio institueretur: quibusnam manibus aut quibus viribus praesertim homines tantulae staturae – nam plerumque omnibus Gallis prae magnitudine corporum suorum brevitas nostra contemptui est – tanti oneris turrim in muro se posse conlocare confiderent? Ubi vero moveri et adpropinquare moenibus viderunt, nova atque inusitata specie commoti, legatos ad Caesarem de pace miserunt.

Maiorum Lingua C

Al primo arrivo del nostro esercito gli Aduatuci facevano frequenti incursioni dalla città e entravano in lotta con noi a piccoli scontri. In seguito, poiché i nostri erano protetti da una cinta di dodici piedi in un perimetro di quindici miglia e da un fitto numero di punti d’appoggio, i nemici si trattenevano in città. Quando, condotte le baracche e ammucchiato il materiale, videro da lontano che si erigeva una torre, dapprima iniziarono a ridere dall’alto delle mura e a gridare, poiché uno strumento così grande veniva costruito in uno spazio altrettanto vasto; con quali mani e forze uomini addirittura di una altezza così grande (per tutti i Galli perlopiù è oggetto di disprezzo la nostra piccolezza in proporzione alla grandezza dei loro corpi) confiderebbero di poter collocare una torre di tanto peso sulle mura? Quando videro che si muovevano e si avvicinavano alle mura, spaventati dall’aspetto nuovo e insolito, inviarono a Cesare rappresentanti per trattare della pace.