Gli Atuatuci si arrendono agli ingegneri di Cesare (II)

Ad haec Caesar respondit: se eorum civitatem conservaturum esse magis consuetudine sua quam merito, si priusquam murum aries attigisset se dedidissent; sed deditionis nullam esse condicionem nisi armis traditis. Se id, quod in Nerviis fecisset, facturum finitimisque imperaturum ne quam dediticiis populi Romani iniuriam inferrent. Re renuntiata ad suos illi se quae imperarentur facere dixerunt. Armorum magnam multitudinem de muro in fossam iecerunt, quae erat ante oppidum, sic ut acervi armorum prope adaequarent summam muri aggerisque altitudinem, et tamen circiter partem tertiam celaverunt atque in oppido retinuerunt; tandem portis patefactis eo die pace sunt usi.

Cesare

A queste cose Cesare rispose: avrebbe risparmiato il popolo più per sua abitudine che per loro merito, se si fossero consegnati prima che l’ariete avesse toccato il muro; ma non c’era nessuna condizione di resa se le armi non fossero state consegnate. Egli avrebbe fatto quello che aveva fatto tra i Nervi, e avrebbe ordinato ai popoli confinanti di non arrecare alcun danno agli arresi del popolo Romano. Riferita la cosa ai loro, quelli dissero che facevano quello che veniva ordinato. Gettarono un gran numero di armi dal muro in un fossato, che si trovava davanti alla città, così che i cumuli di armi quasi uguagliava l’altezza massima del muro e del terrapieno, e tuttavia nascosero circa la terza parte e la conservarono in città; infine, aperte le porte, quel giorno goderono della tranquillità.