Gli Sciti

Scythia includitur ab uno latere Ponto, ab altero montibus Riphaeis, a tergo Asia et Phasi flumine. Multum in longitudinem et latitudinem patet. Scythae nullos fines patiuntur: neque enim agros colunt nec domos aut tecta aut sedes habent. Nam armenta et pecora continuo pascunt et per incultas solitudines in plaustris errare solent, ab uxoribus liberisque comitati. Iustitia gentis ingeniis colitur, non legibus. Aurum et argentum non adpetunt, nec audent alienas divitias concupiscere. Lacte et melle vescuntur. Lanae usus ac vestium ignotus est: pellibus ferinis ac murinis utuntur. Imperium Asiae ter quaesivere; perpetuo ab alieno imperio aut intacti aut invicti mansere.

Giustino

La Scizia da un lato è delimitata dal Ponto, dall’altro dai monti Rifei, dal lato posteriore dall’Asia e dal fiume Fasi. Si estende molto in lunghezza e larghezza. Gli Sciti non ammettono nessun confine: infatti né coltivano i campi, né hanno case o dimore o sedi. Infatti conducono continuamente al pascolo gli armenti e le greggi e sono soliti vagare nei carri per incolti luoghi deserti, accompagnati dalle mogli e dai figli. La giustizia è rispettata in base alle indoli del popolo, non in base alle leggi. Non desiderano oro e argento, né osano bramare la ricchezza altrui. Si nutrono di latte e miele. L’uso della lana e dei vestiti è sconosciuto: si servono di pellicce di fiere e di topi. Tre volte cercarono di ottenere il dominio dell’Asia; rimasero sempre o indenni o invitti dal dominio altrui.