Il corvo porta sfortuna?

Corvus advolavit, de caelo in terram descendit et rostro glebam carpsit, sed subito amisit.
Gleba in regis caput incidit et corvus in proxima turre consedit; postea avolare temptabat sed, quia turris inlinebatur bitumine ac sulphure, impediebatur ac facile capiebatur. Copiae terrebantur et timebant prodigium; Alexander quoque superstitiosa mente erat, itaque vatum responsum petere statuit. In vatum numero Aristander erat et valde existimabatur.
Tum coram copiis vates dixit: «Sine ullo dubio portento dei de oppidi excidio significant, sed Alexandro periculum incumbit. Saucius fortasse post pugnam in castra remeabit».
Itaque rex Aristandro credidit, signum militibus dedit et pugnam procrastinavit.

Curzio Rufo

Volò un corvo, dal cielo scese a terra e con il becco prese una zolla, ma la lasciò cadere immediatamente. La zolla cadde sulla testa del re e il corvo si posò su una torre vicina; poi cercava di volare via ma, poiché la torre era ricoperta di bitume e zolfo, era ostacolato ed era catturato con facilità. Le armate erano spaventate e temevano il prodigio; anche Alessandro era d’indole superstiziosa, pertanto decise di chiedere il responso degli indovini. Nel numero degli indovini c’era Aristandro ed era molto stimato. Allora l’indovino disse dinanzi alle truppe: «Senza alcun dubbio gli déi con il prodigio preannunciano la rovina della città, ma su Alessandro incombe un pericolo. Forse dopo la battaglia ritornerà ferito nell’accampamento». Pertanto il re credette ad Aristandro, diede il segnale ai soldati e rinviò la battaglia.