Il lupo, il cane e la libertà

Olim lupus esuriens forte cani perpasto occurrit: «Quo cibo tantum fecisti corpus tuum?» ? lupus quaesivit ?. Canis simpliciter respondit: «Eadem condicio tibi erit, si domino par officium praestabis». «Quod officium?», ille dixit. «Si a furibus noctu domum defendes, panis tibi dabitur». «Paratus sum – lupus deliberavit -: facilius erit mihi sub tecto vivere, et cibo satiari!». «Veni ergo mecum». Dum procedunt, lupus aspexit canis collum, catena detritum: «Quid est, amice?». «Interdiu me alligant – canis respondit – ut luce quiescam et vigilem autem, cum nox venerit». «Habe tandem quae laudas, canis; ego magis laborabo, nisi (“se non”) liber ero».

Fedro

Un giorno un lupo affamato si imbatté per caso in un cane ben nutrito: «Con quale cibo hai reso il tuo corpo così grosso?» – chiese il lupo -. Il cane rispose semplicemente: «Avrai la medesima condizione, se offrirai al padrone un pari servizio». «Quale servizio?», disse quello. «Se difenderai di notte la casa dai ladri, ti sarà dato del pane». «Sono pronto – decise il lupo -: sarà più facile per me vivere sotto un tetto ed essere saziato dal cibo!». «Dunque vieni con me». Mentre camminavano, il lupo notò il collo del cane, logorato dalla catena: «Cos’è, amico?». «Durante il giorno mi legano – rispose il cane – affinché di giorno riposi e invece stia sveglio, quando sarà sopraggiunta la notte». «Goditi allora ciò che lodi, o cane; io soffrirò di più, se non sarò libero».